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PAPA FRANCESCO, CUBA E UN (TROPPO ?) RAPIDO CAMBIO DI STAGIONE

E' stato impressionante notare la differenza di mood, cioè di umore e anche di percezione, che la figura di Fidel Castro, Cuba e Papa Francesco hanno ricevuto da parte dell'opinione pubblica e dei media alla notizia della morte del Comandante in capo, rispetto a quanto avvenuto durante la visita di Bergoglio nell'isola caraibica.

Eppure da allora è passato solo poco più di un anno. Come neppure un anno e mezzo è trascorso dall'accordo tra Usa e Cuba.

Ma chi se li ricorda quel clima di eccitazione, la corsa all'apertura a Cuba, la ripetizione ossessiva dell'aggettivo "storico"?

La lunghezza d'onda si è modificata e nessuno è più sintonizzato su quell'entusiasmo, nonostante l'impatto di un evento davvero storico come la morte di Fidel.

C'è una sola spiegazione per tutto questo: è ' la fine del "regno" di Barack Obama. In tutto otto anni che hanno coinciso con un inusuale avvicendamento sul Soglio di Pietro - la rinuncia di Benedetto XVI, l'elezione di Papa Francesco - mentre il capo dello staff di Hillary Clinton, John Podesta, nelle email pubblicate da Wikealiks , invocava "una primavera della Chiesa" sulla falsariga di quelle arabe.

Tutto questo aveva portato alla firma del "deal" americano-cubano grazie alla mediazione diplomatica non solo del Vaticano, ma di papa Francesco in persona.

La fine della presidenza obamiana e l'elezione di un repubblicano atipico come Donald Trump, un repubblicano con il "K", stanno imponendo al mondo un più rapido cambio di stagione. Alla guida degli Stati Uniti è stato eletto un candidato che otto mesi prima il Papa stesso aveva definito "un non cristiano", mentre per Trump si è espressa la maggioranza del voto cattolico. E nonostante la Clinton abbia usato il più ripetuto dei mantra papali ("Abbattere muri e costruire ponti") addirittura nel corso del suo discorso di chiusura della campagna a Filadelfia. Città scelta forse perché è stata la sede dell'oceanica riunione cattolica delle famiglie nel 2015.

E' bastato il punto esclamativo del primo tweet con il quale "The Donald " ha semplicemente detto : "FIDEL CASTRO IS DEAD!", è morto, per innescare in tutto il pianeta il nuovo mood.

Per Papa Francesco è il secondo segnale di un cambiamento di clima, in pochi giorni. L'altro riguarda la conclusione del Giubileo della Misericordia. Si sono letti titoli di questo tipo: "Un Giubileo segnato da luci e ombre" (Reuters), "Misericordia, parola nel deserto" (Corriere della Sera). Il Papa stesso comincia a sostenere di temere, più dei suoi nemici, i suoi adulatori (intervista a TV2000). Mentre la Chiesa americana ha scelto dei vertici conservatori ( il cardinale Daniel Di Nardo, uno dei firmatari della lettera dei 13 porporati critici sulle procedure del Sinodo sulla famiglia, e l'arcivescovo Josè Gomez, un esponente dell'Opus dei). E nel suo ultimo romanzo lo scrittore inglese Robert Harris, il maestro dell'intelligent thriller, com'è stato definito dal Times, già immagina il Conclave che si svolge dopo la morte di un Papa che abita a Santa Marta.

All'approssimarsi del suo 80mo compleanno (il 17 dicembre 2016) e a tre anni e mezzo dall'elezione, per Papa Francesco resta gioco forza la necessità di un bilancio. "Una corsa contro il tempo " per assicurare la sua eredità, come ha titolato il New York Times, commentando la nomina dei nuovi cardinali.

(Questo post è stato pubblicato sull'Huffingtonpost)

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