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CIAMPI E IL LATO OSCURO DELL'ITALIA/2

Il black out non fu un blackout tecnico.

Ancora il mio articolo sul Corriere della sera del 5 agosto si legge : " Sull' oscuro episodio ora e' in corso un' inchiesta affidata ai servizi segreti. Ma i primi risultati raggiunti hanno allarmato ancora di più il presidente Ciampi. E' già stato accertato infatti che il "guasto" non e' dipeso dalla centralina interna al Palazzo. Il black out "proveniva" dall' esterno. Bisognerà chiarire perchè . Per il momento, alla luce di quanto sta emergendo su questo strano black out, si possono capire meglio le gravi affermazioni rese in Parlamento dal presidente del Consiglio. Secondo Ciampi, le bombe di Roma e di Milano volevano raggiungere un obbiettivo politico ben preciso: il suo governo" . L'articolo continuava: "Del resto, la decisione di partecipare alla commemorazione per il tredicesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna, Ciampi l' ha presa proprio in quelle ore drammatiche. Non si trattava affatto di un impegno già issato. E mai nessun presidente del Consiglio, prima di Ciampi, aveva "affrontato" Bologna, proprio sul piazzale della stazione, a fianco del presidente della Commissione parlamentare sulle stragi e del presidente della Commissione antimafia. Tutte le altre commemorazioni, in passato, si erano svolte soltanto nel Municipio della città .

Proprio nel capoluogo emiliano, il 2 agosto 1993, Ciampi puntò l' indice contro gli intrecci perversi tra crimine, malaffare e ambienti politici inquinati".

La Presidenza del Consiglio conferma ufficialmente il black out, durato 2 ore e 40 minuti, dalle 00,22 alle 3,02 del 28 luglio: cioè è iniziato un’ora e 7 minuti dopo l’esplosione in via Palestro (alle 23,15) e un quarto d’ora dopo quelle di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano (rispettivamente alle 00,04 e alle 00.08). Il guasto avrebbe colpito due computer che assicurano l’autorigenerazione automatica del sistema, rendendo impossibile per quel lungo periodo le operazioni manuali di riattivazione, che di solito permettono il ritorno del sistema all’operatività in pochissimo tempo. Sempre più improbabile il guasto tecnico, anche perché di solito la rete “crolla” quando c’è un sovraccarico di chiamate: cioè in pieno giorno, non certo la notte. Un particolare avvalora le tensioni fortissime fra Presidenza del Consiglio e Viminale: “Solo le linee passanti da centralino – scrissi - tanto più se si tratta di centrali complesse dotate di standard di affidabilità richiesti dalle procedure e dai codici della NATO per gli organi di governo – sono relativamente sicure e al riparo da possibili intercettazioni”. Qualcuno voleva costringere Ciampi a usare, proprio in quelle ore cruciali, apparecchi o linee intercettate? "

Il 6 agosto - il giorno dopo la pubblicazione della notizia del black out uscì sul Corriere della Sera - il capo della Polizia Vincenzo Parisi , dopo essere salito al Quirinale dal presidente Scalfaro , garantì personalmente - "la lealtà delle forze armate" (comunicato ufficiale diffuso dall'Ansa) .

L'Italia fu veramente allora al limite del colpo di Stato, eppure su quell'episodio scese il silenzio per quasi vent'anni .Nonostante il clamore delle rivelazioni del Corriere della Sera, riprese per giorni da tutti i mass media.

Ne avrebbe riparlato lo stesso Ciampi nel 2010 nelle sue memorie scritte da Arrigo Levi e pubblicate alla fine del suo settennato al Quirinale . "Ero a Santa Severa in vacanza, rientrai con urgenza a Roma di notte, accadevano strane cose: io parlavo al telefono con un mio collaboratore a Roma e cadeva la linea. Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio apparecchio manomesso, mancava una piastra”. C'erano ancora le cornette, non c'era ancora ai livelli di oggi i cellulari. “Al largo della mia casa di Santa Severa, a pochi km da Roma, incrociavano strane imbarcazione: mi fu detto che erano mafiosi allarmati dalla legge che istituiva per loro il carcere duro. Chissà, forse il carcere lo volevano morbido”.

Ciampi poi tornò ancora a parlare degli interrogativi su una stagione mai conclusa nella storia d'Italia, nella conversazione con Mario Calabresi del gennaio 2013.

Proprio alla fine di quell'anno tutta una nuova serie di elementi, tra i quali l'estradizione in Italia dal Sudafrica di Vito Roberto Palazzolo, il finanziere di Cosa Nostra, l'uomo-chiave dell'indagine sulla Pizza Connection - e quanto era accaduto nello IOR , la cosiddetta banca vaticana,mi spinsero a mettere mano ad un update del libro "Le mani della Mafia" (pubblicato all'inizio del 2014) in cui, tra l'altro, mettevo in evidenza l'esistenza dei "conti misti" dello IOR presso le banche italiane, quei conti che erano alla base delle accuse di riciclaggio avanzate contro la dirigenza della banca dalla Procura di Roma. Erano quei conti misti ad essere sopravvissuti al crack del vecchio Banco Ambrosiano , per trent'anni. Era quello il cordone ombelicale di tante storie oscure che affondavano nel passato, come aveva ricordato fino all'ultimo Carlo Azeglio Ciampi.

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