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Il Bilancio vaticano 2015 e le monete senza effigie.

Semplice presa d’atto del Bilancio del 2015. Nessuna approvazione. Sia da parte del Consiglio dell’Economia, sia da parte del Papa stesso che l' ha tenuto "fermo "per tre mesi (dal novembre 2016) .

Il Vaticano a quattro anni dall’elezione di Francesco, è ancora in piena transizione finanziaria. Non tanto perché il bilancio è in rosso, cioè il deficit c’è ancora. Anche se nel 2015 (-12,4 milioni di euro) è stato più che dimezzato rispetto ai risultati del 2014 (-25, 6 milioni).

Ma soprattutto perché – così afferma chiaramente il Comunicato ufficiale diramato sabato 4 marzo - le riforme non sono state completate.

Forse è solo una coincidenza, ma dal 1 marzo, anche la nuova emissione di monete vaticane in euro (vendute in tutto il mondo e da sempre ricercate dai collezionisti), quella dell' anno 2017, è senza l'effigie di Papa Francesco, ma riproduce solo lo stemma papale. Non è un fatto nuovo in assoluto (fece così anche Paolo VI negli ultimi anni del suo Pontificato), ma è come se sottolineasse anche figurativamente , una presa di distanza del Pontefice dalle vicende economiche.

Il testo del Comunicato sul Bilancio (in realtà sono due: uno della Città del Vaticano e il secondo della Santa Sede) rende note esplicitamente tre cose (http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2017/03/04/0137/00325.html.) Innanzitutto sostiene che l’applicazione delle Politiche vaticane di Financial Management (VFMP) approvate da Papa Francesco il 24 ottobre 2014 (che si basano sui Principi contabili internazionali per il settore pubblico IPSAS) “ sono saldamente in corso”. Ma aggiunge anche che sarà tuttavia, “ necessario qualche anno per il completamento di questo processo e per l’attuazione di una revisione contabile completa”.

In secondo luogo, vi si afferma che il Rendiconto Annuale Consolidato 2015 , in questo periodo di transizione , non è stato sottoposto a revisione contabile. Non c’è insomma una certificazione dei dati, dei flussi e dei numeri.Ed è la prima volta perché in tutti gli anni passati i bilanci erano sempre stati certificati anche da società esterne. Basta confrontare il Bilancio 2013 approvato a luglio 2014, Approvato appunto.(https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/07/08/0507/01130.html)

Non è dato sapere quale è stato il risultato del lavoro del nuovo ufficio del Revisore generale, creato appositamente con la riforma.

Proprio per la mancanza della certificazione, il Consiglio dell’economia, presieduto dal cardinale Reinhard Marx non ha approvato (come si fa normalmente con i bilanci ) il Bilancio predisposto dalla Segreteria dell’Economia guidata dal Prefetto George Pell, ma ne ha più semplicemente preso atto. Così come “su proposta dello stesso Consiglio” – si legge ancora nel documento – ha fatto Francesco . “Il Santo Padre ha quindi preso atto del Rendiconto Annuale 2015”.

C’è un'altra constatazione da fare. I dati forniti si riferiscono alla gestione dell’anno 2015 ( tradizionalmente i consuntivi in Vaticano venivano resi pubblici tra fine giugno e gli inizi di luglio dell’anno successivo ) e questa circostanza da sola è indicativa della complessità del lavoro svolto, non tanto dai singoli dicasteri e enti, che hanno inviato alla Segreteria di Pell i loro bilanci . Quanto il lavoro di assemblaggio per ottenere il consolidato.

La gestione del 2015, è anche quella del primo anno sotto il controllo dei nuovi organismi voluti da Papa Francesco: la Segreteria e il Consiglio per l’Economia.

Quanto ai dati più propriamente economici, il Comunicato non è molto dettagliato, ma esprime alcune voci a grandi linee, molto meno di quelli pur stringati del passato. E soprattutto senza i saldi generali di entrate ed uscite.

La riduzione del deficit è potuta avvenire anche con un grosso incremento (+ 3 milioni) del contributo degli episcopati locali (24 milioni di euro).

Fondamentali contributori alle finanze vaticane : il Governatorato presieduto dal cardinale Giuseppe Bertello ( da cui dipendono i Musei Vaticani, le poste, ecc) e l’Istituto per le opere di Religione, lo IOR,

Il primo ha contribuito per un surplus di circa 60 milioni ( 59,9 per l’esattezza, ma in calo dai 63,5 dell’anno precedente). La cosiddetta banca vaticana che contribuito invece per 50 milioni , un dato in linea con il risultato 2014 e 2013.

Questo risultato non è stato valutato positivamente dal professor Luigino Bruni, docente di Economia politica alla Lumsa , in un'intervista ai microfoni del Gr3: “Lo IOR è una banca piccola, che vive essenzialmente coi conti correnti e le operazioni delle diocesi e degli ordini religiosi. Che abbia 50 milioni in un anno di profitti non è un buon segnale. Da dove nascono questi profitti? Con tutto il magistero di Papa Francesco, la sua attenzione all’economia che uccide, lo Ior dovrebbe dare segnali molto più forti, per trasformarsi sempre di più in una banca etica”. (http://www.rai.it/dl/grr/edizioni/ContentItem-4b1e319b-95b4-4e18-ba24-529c8d4dab0b.html?refresh_ce).

Nulla è detto nel Comunicato sul “tesoretto” extrabilancio pari a un miliardo e 400 milioni la cui esistenza era stata comunicata da Pell in un’intervista all’inglese Tablet nel dicembre 2014 e sulla cui titolarità era sta ingaggiato un lungo braccio di ferro dalla Segreteria dell’Economia che lo voleva nel perimetro del bilancio consolidato.

Nel luglio 2015, in relazione al bilancio 2014 , questi fondi erano esplicitamente citati nel Comunicato allora diramato (https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/07/16/0577/01249.httml).

Il "tesoro" era comprensivo delle offerte dell’ Obolo di San Pietro: per incrementarlo , visto il deficit perdurante, di recente è stato aperto un nuovo sito web vaticano, in modo da incrementare la partecipazione dei fedeli, sollecitata non solo in occasione della Festa dei Santi Pietro e Paolo.

Un’ultima notizia importante, fornita dal Comunicato è che sono stati approvati anche i budget di spesa per il 2017 per i vari Enti e dicasteri.

Problemi di gestione economica coinvolgono anche il Patriarcato latino di Gerusalemme: lo ha reso noto sempre ieri l’amministratore apostolico padre Pierbattista Pizzaballa in una lettera ai fedeli per la Quaresima in cui parla di “gravi errori finanziari” in particolare riguardanti l’Università americana di Madaba.

(Update dell'articolo pubblicato il 4 marzo 2017 sull'Huffingtonpost)

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