“ Becciu è colui che ha aperto ai mercanti le porte del Tempio”. Terza Loggia chiede 177 milioni.
di Maria Antonietta Calabrò
Chi si aspettava nell’udienza di giovedì 28 settembre una posizione “morbida “ della parte civile Segreteria di Stato nel processo per l’acquisto disastroso (per le casse vaticane ) del palazzo di Sloane Ave a Londra, si è dovuto ricredere. I segnali, pubblici e privati che premevano in questo senso non sono andati a buon fine, anzi. L’ intervento della professoressa Paola Severino, avvocato della Sds , è stato durissimo contro tutti e dieci imputanti accusati di peculato, abuso d’ufficio, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio (Mincione,Torzi ,Tirabassi eccetera) . Ma la Severino per “ricostruire la “spoliazione dei beni” di quello che era il primo dicastero vaticano e che oggi e’ stata privato da Papa Francesco di ogni tipo di gestione economica, lo ha fatto a cominciare dal ruolo svolto “ da sua Eminenza cardinale Angelo Becciu” . Questa spoliazione infatti - ha detto la Severino - è stata “ ampiamente consentita “ da Becciu che è stato colui - ha detto - ha aperto “le porte ai mercanti nel Tempio”.
Questa recente storiaccia della finanza vaticana inizia infatti quando monsignor Becciu diventa sostituto della Segreteria di Stato. E’ Becciu , ha detto la Severino, infatti, che cambia la tipologia storica di investimento della SdS che amministrava un “ tesoro “ complessivo di 928 milioni di euro ( secondo quando ricostruito dal Revisore generale vaticano) . Un tesoro composto dall’ Obolo di San Pietro, dalle donazioni al Santo Padre di soggetti privati e dai versamenti che i vari enti vaticani normalmente compivano a favore del Papa e che venivano gestiti dalla Segreteria di Stato , a cominciare dai 700 milioni destinati al Papa da parte dello IOR, la cosiddetta banca vaticana, a partire dal 2004.
Prima di Becciu la Segreteria di Stato investiva quei soldi in maniera conservativa e prudente, attraverso alcune banche, erano investimenti a pronta liquidabilità, cioè di cui l’ investitore poteva rientrare in possesso prontamente. E invece Becciu deciden “ un salto di tipologia “ : gli investimenti diventano speculativi affidati a un fondo chiuso, un vero e proprio hedge fund di Mincione in cui l’ investitore vaticano non aveva nessuna possibilità di controllo.
E anche il consulente finanziario storico della Segreteria di Stato, in rapporto con la Terza Loggia già dagli anni Novanta, “ capisce che gli si apre la possibilità di fare il grande salto”. Tutti pensano di fare gli affari propri con i soldi della segreteria di Stato “ Chi trova un amico trova un tesoro” ha affermato l’avvocato Daniela Sticchi tanto che fino all’estate 2018 Mincione li utilizza per scalata Carige. Così come antecedentemente i soldi della Sds sono stati usati per tamponare i debiti delle società di Mincione, per tentare di bilanciare la situazione patrimoniale della catena societaria che fa riferimento a lui.
I fatti illustrati ha detto la Severino “ sono fatti gravi “ di un numero esorbitante ( “non bastano tutte le lettere dell’alfabeto per elencarli “) che per questo ha chiesto al Tribunale la condanna degli imputati in solido a pagare un danno reputazionale e di immagine quantificato in 177 e 818 mila milioni di euro ( il massimo individuato da una società di consulenza ) visto che in ben 130 paesi del mondo lo scandalo ha generato 50 mila articoli stampa e web ( tra l’ottobre del 2019 e l’aprile 2023) .
La somma di 98 milioni 473 mila euro è stata chiesta come somma provvisionale da essere liquidata subito al momento della sentenza, subordinando la sospensione condizionale della pena al suo versamento.
Mentre l’avvocato Lipari dello IOR ha precisato che l’Istituto chiede la restituzione delle somme sottratte dagli imputati pari a 206 milioni 496 mila euro.
La Severino ha dichiarato che le sue conclusioni sono “ inelulibili “. I danni patrimoniali saranno invece quantificati dall’Apsa, quando uando parlerà il professor Giovanni Maria Flick per l’amministrazione del patrimonio della Sede apostolica cui il Papa ha trasferito la proprietà del palazzo londinese che e’ stato venduto, con una consistente perdita.
In ogni caso, ha detto Severino rivolta al Tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone , “ sarà soprattutto la vostra sentenza il vero ristoro del danno “ .
Severino cita Shakespeare “Il passato e’ il prologo” ,riferendosi al l primo “affare “ che poi non si concluse ma intanto 200 milioni di dollari erano già stati trasferiti al fondo di Mincione , cioè l’affare del petrolio angolano, cosiddetta operazione Falcon Oil, ( che tuttavia servì per predisporre l’affare di Londra, quando il valore del “pollice quadro” chiesto da Mincione “ è esploso” ) .
Severino cita Il Gattopardo ( “che tutto cambi perché nulla cambi “): gli imputati passano dalla consumazione dei peculati, alla truffe e dalle truffe, “alle maniere forti” dell’ estorsione, quando il broker Gianluigi Torzi minacciò di vendere il Palazzo di Londra lasciando la segreteria di Stato senza nulla (la vicenda e’ stata oggetto di una puntuale disanima della professoressa Elisa Scarroina) .
Il meccanismo si inceppa quando “un sassolino”arriva negli ingranaggi messi in moto dagli imputati : il nuovo sostituto, Pena Parra, mentre i controlli della Segreteria dell’Economia e del Revisore generale diventano sempre più penetranti.
La Severino, la Sticchi, la Scarroina tre donne avvocato per “rendere giustizia “ alla Segreteria di Stato.
Severino cita l’Ecclesiaste : “ Non sempre i forti vincono le battaglie.”
Pubblicato su Huffpost.it il 28 settembre 2023
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