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ALLARME DRONI


È allarme droni. In Italia il terrore potrebbe arrivare dal cielo. La segnalazione specifica è arrivata dai servizi segreti israeliani. E parte da un paese del Mediterraneo. Lì sarebbero stati modificati dei droni in modo da renderli “armati”. In particolare adatti a trasportare dell’esplosivo. I dispositivi - piccoli e per questo capaci di sfuggire ai radar e ai divieti di sorvolo - sarebbero stati segnalati in ingresso nel nostro Paese, via mare dagli 007 del Mossad.

Di questo si è parlato nel corso della riunione del C.A.S.A., Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo di cui fanno parte i vertici operativi delle forze di polizia e dei servizi segreti, che si è riunito lunedì 2 gennaio al Viminale ed è stato presieduto dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, prima della sua partenza per Tunisia e Libia. Ultima tappa della missione del ministro domani è Malta, presidente di turno della Ue, ma da vent’anni divenuta una testa di ponte nel Mediterraneo sia in relazione al traffico di migranti sia a quello di armi e droga.

La segnalazione del Mossad sui droni si aggiunge a quella di due cellule operative entrate in Italia, via mare dalla Puglia, in ottobre e che hanno alzato ulteriormente il nostro livello di allarme. Si è aperta da allora una caccia all’uomo importante che ha coinvolto i servizi segreti stranieri. Perché se è chiaro che per azionare un drone basta un uomo, è altrettanto chiaro che per farlo arrivare fino al suo obiettivo, il presunto lupo solitario ha bisogno di una rete di supporto, per quanto leggera, ma pur sempre una rete (e per questo forse sarebbe il caso di non utilizzare più un’espressione che ormai è logora ed abusata).

Adesso il punto è: quale obiettivo? Naturalmente Roma è al vertice della lista delle città più a rischio. Perché è la Capitale e perché c’è il Vaticano. Anche perché la nuova rivista dell’Isis si intitola Rumiyah (Roma in arabo classico). Il termine è utilizzato dall'Isis a partire dal 2006. La prima volta, pochi mesi dalla morte del proprio leader Abu Mus’ab al-Zarqawi, in occasione della pubblicazione del discorso del suo successore Abu Hamza al-Muhajir contenente un'esortazione che suonava così: "O muwahhidin, per Allah, non ci fermeremo nel nostro jihad se non sotto gli ulivi di Rumiyah (Roma)". L’espressione poi è stata più volte ripresa sulla rivista (e su quella che l’ha preceduta Dabiq) con illustrazioni della piazza e della Cupola di San Pietro.

Il possibile uso di esplosivo per un attentato è stato analizzato dal C.A.S.A. anche in relazione al misterioso e contemporaneo furto di due taxi, rubati insieme nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale Porta di Roma a metà dicembre: una Fiat Punto e una Tipo. Il pericolo risiede nel fatto che un taxi crea meno sospetti di un’auto normale e può entrare anche nel centro storico. Le telecamere di sicurezza del parcheggio hanno potuto inquadrare solo uno dei due ladri. Gli accertamenti di routine sui proprietari dei taxi hanno dato esito negativo e nessuna traccia delle auto è stata trovata presso i numerosi sfasciacarrozze della Capitale. Queste due vetture sparite nel nulla costituiscono un ulteriore rischio.

(pubblicato su Huffingtonpost)

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