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Fine vita: la posizione vaticana


“Non si può ridurre tutto solo all’autodeterminazione del paziente”. È stato chiarissimo il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin nel corso del bilaterale Italia-Santa Sede che si è svolto a Palazzo Borromeo nel pomeriggio del 14 febbraio in occasione delle celebrazioni dell’anniversario del Trattato del Laterano. Quello sulla legge in elaborazione alla Camera sul testamento biologico e sul fine vita è stato il tema forte sul tappeto, oltre alle emergenze sociali del lavoro, dei migranti, dei giovani.

Una "preoccupazione" particolare della delegazione vaticana, secondo cui "c'è bisogno di uno spazio maggiore per il dialogo tra medico e paziente", ma che rischia di essere superata dall’appello dei medici che proprio oggi chiedono invece che l’ultima parola sia del paziente.

L’intervento di Parolin è stato fatto in una giornata dominata dalla notizia della morte del malato di Sla, Dino Bettamin, che ha chiesto di aspettare la fine, dormendo. Ammalato da cinque anni ha deciso di essere sottoposto a “sedazione palliativa” ed è morto. Bettamin ha fatto rispettare anche il suo rifiuto della nutrizione artificiale. Nel suo caso non si è trattato di eutanasia, poiché tutti i pazienti possono chiedere di sospendere certe terapie se continuarle sarebbe un accanimento terapeutico. E in questo senso si è espresso anche Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale,giurista cattolico, consigliere generale presso lo Stato della Città del Vaticano, il ruolo più elevato che un laico possa ricoprire Oltretevere(nella foto i funerali in Chiesa di Bettamin).

Ma il “no” all’eutanasia rimane per i cattolici e la Santa Sede, un no assoluto. Basta ricordare le parole del Papa all’Angelus del 5 febbraio scorso, in occasione della Giornata per la Vita.

Affacciandosi su piazza San Pietro, Francesco (che pure non si può ritenere esponente della cosiddetta guerra culturale sui principi non negoziabili) ha detto: “Mi unisco ai Vescovi italiani nell’auspicare una coraggiosa azione educativa in favore della vita umana. Ogni vita è sacra! Portiamo avanti la cultura della vita come risposta alla logica dello scarto e al calo demografico; stiamo vicini e insieme preghiamo per i bambini che sono in pericolo d’interruzione della gravidanza, come pure per le persone che stanno alla fine della vita – ogni vita è sacra! – perché nessuno sia lasciato solo e l’amore difenda il senso della vita. Ricordiamo le parole di Madre Teresa: 'La vita è bellezza, ammirala; la vita è vita, difendila!', sia col bambino che sta per nascere, sia con la persona che è vicina a morire: ogni vita è sacra!”

La nuova Carta vaticana per gli operatori sanitari. A quell’appello ha fatto riscontro pochi giorni dopo, lo scorso 11 febbraio (giornata del malato) il nuovo testo della Carta per gli operatori sanitari, illustrata in Sala Stampa vaticana alla presenza del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del nuovo dicastero per lo sviluppo umano integrale, dal Prof. Antonio Gioacchino Spagnolo, Ordinario di Bioetica e Direttore dell’Institute of Bioethics and Medical Humanities presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Spagnolo ha spiegato che nella nuova Carta , nella terza sezione (dopo quella del “Nascere” ed del “Vivere”) dedicata al “Morire”, viene considerato l’atteggiamento davanti al malato nella fase terminale della malattia, luogo di verifica della professionalità e delle responsabilità etiche degli operatori sanitari (art 145). “In questo ambito - ha aggiunto Spagnolo - un aspetto molto attuale considerato nella Carta – oggetto in questi giorni di molte discussioni nel Parlamento italiano - è il riferimento all’espressione in anticipo da parte del paziente delle sue volontà (art. 150) circa i trattamenti ai quali desidererebbe o no essere sottoposto nel caso in cui, nel decorso della sua malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso”.

Ed ecco dunque che la Carta afferma che “deve essere sempre rispettata la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente, ma il medico non è comunque un mero esecutore, conservando egli il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi dalla propria coscienza”. Nutrizione e idratazione, anche artificialmente somministrate (art. 152) sono considerate dalla Carta tra le cure di base dovute al morente, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio. “La loro sospensione non giustificata - ha spiegato Spagnolo - può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico, ma è obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente”.

Nella nuova Carta è stata “confermata la eticità della sedazione palliativa profonda nelle fasi prossime al momento della morte, attuata secondo corretti protocolli etici e sottoposta ad un continuo monitoraggio”. Quindi la piena eticità di scelte come quella di Dino Bettamin.

Per la Chiesa cattolica, il malato va rispettato nella fase finale della vita (articolo 149 della Carta)”, escludendo sia di anticipare la morte (eutanasia), sia di dilazionarla con il cosiddetto “accanimento terapeutico””. Detto questo, la proposta legislativa che sta per arrivare in Aula a Montecitorio non soddisfa il Vaticano e Parolin l’ha detto chiaramente.

E non soddisfa i parlamentari cattolici. Quelli di centro destra, anzi accusano i loro colleghi cattolici di centro sinistra di non fare abbastanza “contro l’accordo tra Pd e M5Stelle che vuole andare al voto entro il 20 febbraio”. “Parlano su tutto ma su questo sono afoni”, sostiene polemica Paola Binetti (Udc) mentre sta per entrare nell’auletta dei gruppi della Camera per assistere alla proiezione del film “La voce negli occhi” sulla vicenda di Salvatore Crisafulli (dopo un incidente, ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita completamente immobilizzato ma cosciente, incapace di comunicare se non attraverso lo sguardo), ispirato al libro “Non può il diritto di morire diventare la nuova frontiera dei diritti umani”, scritto dal fratello di Salvatore.

8pubblicato sull'Huffingtonpost il 15 febbraio 2016)

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