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I DEPOSITI VATICANI PRESSO IL CREDIT SUISSE (QUASI 600 MILIONI) SONO GIÀ RIENTRATI ALLO IOR?


di Maria Antonietta Calabrò


Lo tsunami che ha coinvolto Credit Suisse In questi giorni non può non far ricordare che proprio quest'istituto svizzero è al centro dello scandalo vaticano per cui si sta celebrando il dibattimento davanti al Tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone.

Tutta la vicenda è riepilogata nell'esposto- denuncia dell'Ufficio del Revisore generale inviato al Promotore di giustizia nell'estate drl 2019, una delle due denunce ( insieme a quella dello IOR)

che hanno dato il via al processo 45/19 anche detto di Sloane Ave contro dieci imputati tra cui il cardinale Angelo Becciu.

"Su richiesta della Superiore Autorità,( e cioè del Papa, ndr) l'Ufficio del Revisore Generale (URG) nell'autunno 2018 ha svolto una analisi sui principali processi e relativi dati patrimoniali ed economici della Segreteria di Stato (SdS) al 31 dicembre 2017, in seguito aggiornata con i dati al 30 settembre

2 0 1 8 (c.d. "revisione specifica").

"Da tale analisi sono emersi elementi che possono prefigurare dei reati - si legge nella denuncia agli atti del processo, di cui ho copia - che questo Ufficio ritiene di segnalare all'Ufficio del Promotore di Giustizia come previsto dall'Art. 4, 83 lett. c) del proprio Statuto."

LA PRIMA GRANDE ANOMALIA

La prima anomalia segnalata è stata proprio che "

la maggioranza delle attività finanziarie della SdS sono risultate depositate presso il Gruppo Bancario Credit Suisse, sia al 31 dicembre 2017 che al 30 settembre 2018 (come mostra la seguente tabella) con evidente rischio di concentrazione. In particolare la SdS deteneva n. 7 rapporti con Credit Suisse Svizzera e n. 1 con la filiale italiana per un importo totale di attività finanziarie al 30 settembre 2018 di 564 €/mIn?, pari al 77% del portafoglio gestito." .

" Gli investimenti effettuati mediante Credit Suisse - scrive il Revisore generale - appaiono concentrati in prodotti

finanziari speculativi, strutturati, non quotati che comportano un elevato rischio di

mercato e di perdita per la SdS. I 41% degli investimenti riguarda infatti titoli non quotati e dunque di difficile valutazione."

I CRASSO

La denuncia dell' URG annota inoltre che responsabile Credit Suisse della gestione patrimoniale della SdS è Riccardo Crasso, mentre nel passato tale ruolo era ricoperto dal padre Enrico Crasso, successivamente fuoriuscito dall'Istituto e attualmente responsabile di AZ Swiss & Partners del Gruppo Azimut, dove ha continuato asvolgere il ruolo di consulente finanziario per la SdS, fino sllo scoppio dello scandalo.

RISCHI REPUTAZIONALI . FEDERAZIONE RUSSA.

Un importo complessivo di 437 €/mln risulta impiegato in Fondi che a loro volta investono in titoli di cui il cliente non viene messo a conoscenza e che potrebbe non condividere. Da una verifica fatta dall'URG sono apparsi investimenti in titoli che potrebbero comportare anche un rischio reputazionale per la Santa Sede ( es. i titoli del Sultanato dell'Oman , Popolare di Vicenza, Federazione Russa, titoli di aziende

farmaceutiche che producono anticoncezionali

anticoncezionali).

La maggior parte dei Fondi quotati mostrano nel 2018 rendimenti negativi.

Dai rendiconti della Credit Suisse Italia la SdS risulta essere classificata "cliente con profilo di rischio elevato". Tale classificazione potrebbe comportare una mancata conformità alla normativa MIFID^ secondo cui ogni cliente può investire in maniera conforme al proprio profilo di rischio adeguatamente considerato dal gestore bancario.

RISCHIO ELEVATO

Pur potendo la Santa Sede essere considerata un "cliente professionale" in quanto entità governativa e dunque oggetto di una protezione minore da tale normativa, l'adozione da parte della SdS di un "profilo di rischio elevato", condiviso anche dal gestore bancario stesso, con una conseguente esposizione al rischio di perdite, non sembrerebbe essere coerente, ragionando in una logica del "buon padre di famiglia", con il fatto che gli investimenti finanziari siano stati realizzati in gran parte con donazioni ricevute dal Santo Padre per opere di carità e per il sostentamento della Curia Romana (Obolo di San Pietro).

-Numerosi investimenti risultano allocati in paesi c.d. "offshore" con normativa poco trasparente come Guernsey, e Jersey.

Tutto l'attivo depositato presso Credit Suisse risulta essere costituito in pegno a garanzia dei finanziamenti passivi concessi da tale banca alla SdS in parte per finanziare degli investimenti immobiliari a Londra.

SLOANE AVENUE

Al 30 settembre 2018 la Sds risultava avere finanziamenti passivi per ca. 265 €/mln, a fronte dei quali sono state rilasciate garanzie agli istituti finanziatori per ca. 516 €/mln, sotto forma di pegno sui titoli e sui valori in deposito presso gli stessi istituti. L'Ufficio amministrativo della SaS ha spiegato la sceltadi accendere dei finanziamenti passivi con il maggior rendimento degli investimenti rispetto agli oneri finanziari sui prestiti. Occorre notare che i vincoli dovuti al pegno sui titoli e sui valori potrebbero limitare notevolmente la disponibilità di tali attivi da parte della SdS. Si ritiene che tale scelta -dai contorni chiaramente speculativi- comporti un evidente rischio sostanziale e reputazionale, se messo in relazione alla natura e alla finalità dei fondi utilizzati per le operazioni finanziarie (Fondo Obolo di San Pietro e Fondi Intitolati).

La domanda è se i depositi del Vaticano sono ancora in Credit Suisse oppure se, come è piu probabile, in base ad un nuovo Motu Proprio di Papa Francesco che ha attribuito esclusivamente all'Istito per le Opere fi Religione la gestione mobiliare e degli investimenti della Santa Sede , quesi soldi sono rientrati in Vaticano presso il Torrione di Niccolò V , già prima della crisi di Credit Suisse di questi giorni.

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