L’ASSASSINIO DI FALCONE, ANCHE UN SEGNALE ALLA MAFIA RUSSA. UN’INTERVISTA DA RILEGGERE.
di Maria Antonietta Calabrò
E’ impressionante rileggere la mia intervista alla giornalista americana Claire Sterling , pubblicata dal Corriere della Sera del 28-05-1994, nei giorni del secondo anniversario della strage di Capaci e in occasione dell’ uscita del suo ultimo libro “ Un mondo di ladri ". Vi viene descritta l' alleanza planetaria del crimine che fu prevista dal giudice ucciso il 23 maggio 1992. Per la Sterling l’assassinio di Falcone, fu anche segnale alla mafia russa: " Cosa Nostra volle dimostrare cosi' di essere ancora la piu' forte " Nel libro si delinea la geografia della criminalita' nei paesi dell' ex impero sovietico E i gravi pericoli per il mondo derivanti dai Paesi dell' ex Urss al centro della criminalita' internazionale con i miliardi dei boss di Cosa nostra riciclati in rubli.
E’ un’intervista utile per valutare cosa è accaduto negli ultimi trent’anni in Russia e interrogarsi su che cosa significa per la Russia di oggi. A seguire alcuni stralci del volume edito da Mondadori - L' INTERVISTA .
”Un mondo di ladri", l' ultima fatica della giornalista americana Claire Sterling, di cui il Corriere della Sera anticipa oggi alcuni stralci, in Italia sara' in libreria il 7 giugno prossimo(1994,NdA) ma negli Stati Uniti e' gia' considerato un testo sacro. L' influente presidente della Commissione Difesa del Senato, il democratico Sam Nunn, ha dichiarato di ritenerlo una fonte fondamentale per i lavori del Congresso in materia di sicurezza internazionale. Il direttore dell' Fbi, Louis Freeh, giovedi' scorso ha lanciato l' allarme sull' alleanza planetaria tra mafia siciliana, mafia russa, e colombiani anche per pericolosissimi traffici di materiale nucleare dall' ex Urss. Proprio quello che sostiene il libro della Sterling.
Signora Sterling, quali sono le sue scoperte?
"La Russia e gli altri Paesi dell' ex Urss stanno per trasformarsi in Stati della mafia. Sono molto avanti sulla strada di questa trasformazione. Il discorso e' ben lungi dall' essere limitato al traffico di droga. La Russia e' il Paese piu' ricco del mondo quanto a risorse naturali: e i mafiosi russi esportano queste ricchezze in cambio di valuta pregiata. Nel mio libro affermo che i mafiosi russi sono diventati padroni dell' Europa occidentale lavorando specialmente con mafiosi siciliani e colombiani. I soldi del narcotraffico vengono lavati con l' acquisto di rubli, con i rubli si comprano le materie prime piu' disparate, che vengono rivendute in Occidente in cambio di dollari, dollari puliti. Cosi' non solo si lava il denaro, ma ci si arricchisce per la differenza di valore tra il rublo (con cui si acquista) e dollaro (che si riceve in cambio della vendita). La mafia russa e' proprietaria di quattromila banche private. Con il suo aiuto i siciliani hanno gia' introdotto nell' ex Urss piu' di un miliardo di dollari falsi. Poi lavorano insieme nel settore del traffico d' armi. Ed e' questo quello che fa paura piu' alle autorita' in America ed in Europa. La mafia russa e' ad un passo dal prendere possesso di armi nucleari e non solo piu' di materiale nucleare. Potrebbero finire a gruppi terroristici, o anche alla mafia siciliana che potrebbe usarle come pressione sui governi. Il peggio e' che i grandi sindacati criminali hanno raggiunto tra loro una vera pax mafiosa: non si ostacolano, ma collaborano attivamente, si sono divisi tra loro il pianeta".
Ci sono stati dei veri e propri summit tra le varie mafie?
"Almeno uno ogni anno negli ultimi quattro anni. A Berlino Est, giugno ' 90, a Varsavia nel ' 91, a Praga nel ' 92, a Berlino nel ' 93". Nel suo libro lei fornisce una lettura della strage di Capaci, come un segnale della mafia siciliana all' estero. Sono rimasta impressionata del fatto che il suo ultimo intervento pubblico prima di essere ucciso, Falcone l' avesse dedicato proprio a questi scenari internazionali che lei ha approfondito nel suo libro. "Falcone era molto in avanti, molto piu' di altri esperti, nell' individuare le tracce dell' attivita' della mafia siciliana all' estero. Falcone ha intravisto subito le possibilita' di complicita' e collusione tra Cosa Nostra e altre "mafie". Io sono partita di la' , e sono andata a vedere dove arrivava Cosa Nostra fuori dell' Italia. La mia conclusione e' che piu' i mafiosi siciliani si sentono sotto pressione in Italia (dove il successo della polizia e della magistratura, negli ultimi due anni, e' stato formidabile), piu' hanno bisogno di basi d' appoggio nel mondo. Cosa Nostra ha avuto bisogno di "colonie" all' estero: ha instaurato un imperialismo criminale. Secondo me hanno ucciso Falcone anche per mantenere la posizione di "rispetto", molto speciale, che i mafiosi siciliani godono nei confronti degli altri sindacati criminali nel mondo. Hanno dovuto dimostrare che, nonostante tutto, erano ancora i numeri uno". Chi e' piu' forte, Cosa Nostra o la mafia russa? "L' egemonia morale ce l' ha ancora la mafia siciliana anche grazie ai rapporti che ha nel mondo, l' esperienza, la sottigliezza del loro senso politico, pero' la mafia russa guadagna posizioni ogni giorno. Nell' introduzione del mio libro cito a questo proposito una dichiarazione resa nell' ottobre scorso dall' allora presidente dell' Antimafia italiana Luciano Violante in cui egli afferma: "La capitale mondiale della criminalita' organizzata non e' piu' Palermo, e' Mosca". ----
STRALCI --da “Un mondo di ladri" di ClaireSterling (Ed. Mondadori).------------------- Cuntrera, Madonia e Santapaola: miliardi in rubli "L' intero ex blocco sovietico e' diventato una lavatrice di denaro sporco I colombiani portano cocaina ai nuovi ricchi e collaborano con i moscoviti". -
“Nel 1993, la mappa della criminalita' fu piena di sorprese: la mafia russa comparve in Svezia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Inghilterra e in parecchie nuove citta' americane, la mafia americana fece la sua apparizione in Russia e intanto la mafia siciliana, presente anch' essa in Russia, collaborava sia con i russi sia con gli americani. I mafiosi americani e siciliani avevano una "Banca internazionale della Russia meridionale" a Sverdlovsk, nel cuore del complesso industriale militare russo. I mafiosi russi e americani avevano una certa "Himbank" a Rochester, nello Stato di New York. Un clan calabrese della ' ndrangheta era intenzionato ad acquistare da una banca tedesca una somma di rubli per un valore di due miliardi di dollari per comprarsi una banca tutta sua a San Pietroburgo, oltre a un' acciaieria russa e una raffineria di petrolio. I ceceni della mafia russa erano impegnati a crearsi una base finanziaria nella City di Londra. I colombiani avevano un "ufficio di rappresentanza" a Varsavia, ed erano coinvolti in uno spettacolare affare di cocaina con la mafia russa a San Pietroburgo. Dall' oggi al domani si scopri' che le famiglie della mafia siciliana vantavano una presenza considerevole non solo in Germania, ma in Francia, Belgio e Olanda. Di altri siciliani risulto' che stavano assumendo il controllo di almeno due famiglie della mafia americana (a Filadelfia e Boston). I leader della Yakuza partirono da Tokyo per incontrarsi con i loro colleghi occidentali a Milano, Venezia, Genova e Londra. Le Triadi nel frattempo portavano rinforzi in massa da Hong Kong in America, Inghilterra e Olanda e si infiltravano in quasi tutti gli Stati dell' Europa occidentale. Questi erano indizi visibili della forza d' attacco planetaria che si stava formando fra i piu' potenti sindacati del crimine di quattro continenti: un fenomeno che il mondo non ha mai conosciuto in precedenza. Le nazioni libere, lente a rendersene conto, non avevano assolutamente la forza necessaria per opporvisi: ne' in Europa, ne' in America, ne' altrove. La Germania era il campo di battaglia decisivo. Ora a operare sul suo territorio erano criminali di settantanove nazionalita' . Piu' della meta' apparteneva a gruppi misti internazionali con collegamenti triangolari: da Berlino alla Russia e all' America, da Francoforte all' Italia e all' America, da Monaco alla Thailandia e all' America. In questo tipo di guerra criminale, le distinzioni fra l' Europa e gli Stati Uniti erano prive di significato. Il Bka (la polizia criminale tedesca, ndr), fattosi di gran lunga piu' saggio dopo la caduta del muro di Berlino, poteva dimostrarlo in cento modi diversi. Non c' era bisogno di prove per la mafia siciliana, che fin dagli anni Sessanta faceva andata e ritorno fra la Germania e gli USA. A lasciare sbalorditi erano i ceceni, i georgiani, gli ucraini, gli azeri (...) che stavano invadendo la Germania dall' ex URSS (...). Solo tre anni dopo aver raggiunto Berlino, avevano trasferito illecitamente sette miliardi di dollari dalla Russia alla Germania e a quanto sembrava erano responsabili di quasi un terzo dei reati commessi la' dalla criminalita' organizzata (questo secondo il ministero russo degli Interni). Circa trecento bande si erano installate nel Paese (...). E cosa ci facevano i ceceni in Lussemburgo, ad Amsterdam e nel New Jersey? "Viaggiavano", risponde il Bka. Nella mafia russa, tutti viaggiavano. Uno dei loro interessi venne alla luce nel febbraio del 1993, quando piu' di una tonnellata di cocaina fu intercettata a San Pietroburgo. Era il piu' grosso carico mai fermato in Russia e il secondo in Europa e segno' il debutto della mafia russa sulla grande scena del traffico di droga. Il cartello di Cali aveva preso accordi con trafficanti israeliani in Colombia, che lavoravano con una gang della mafia russa in Belgio, questa a sua volta collaborava con altri criminali russi ad Amsterdam, che infine mandarono i loro uomini per prendere il carico a San Pietroburgo e farlo proseguire verso la Germania (...) Appena i confini orientali della Germania erano venuti meno, a quanto aveva scoperto il Bka, i malviventi russi che stazionavano a Berlino avevano cominciato a creare un' intricata ragnatela di joint ventures connesse fra loro e con Mosca(...). Nell' Est comunista, nel 1992, la mafia siciliana era in grado di convertire un miliardo di dollari in quattro, cinque, perfino dieci miliardi di dollari, riciclati e reinvestiti. Poteva farlo senza correre il minimo rischio di venire scoperta, sia per la propria quota parte di narcodollari colombiani, sia per la percentuale dei colombiani stessi. Nelle ex Repubbliche sovietiche si trovavano le piu' grandi scorte di petrolio del mondo (80 miliardi di barili), un quarto dell' oro e delle riserve di legname del mondo (il doppio dell' Amazzonia), un quinto delle riserve mondiali di diamanti e il secondo piu' grande deposito mondiale di rame, minerali di ferro, carbone, nickel e zinco. Inoltre c' era abbondanza di uranio, plutonio, manganese, cobalto, bauxite, cromo, piombo, molibdeno, carbonio, titanio, platino, argento, stagno e tutta una serie di metalli rari. Non solo, ma le ex Repubbliche sovietiche avevano ereditato quello che una volta era il piu' grande esercito permanente del mondo, con le sue armi sofisticate, carri armati, missili, aerei, testate e materiali nucleari. Tutto cio' era a disposizione di chi se lo volesse prendere, in un Paese prostrato, caotico, senza soldi e devastato dalla corruzione. Tutti gli Stati ex comunisti rappresentavano un affare, ma la Repubblica Russa era unica. Nel 1990, in Russia, uno straniero con i contatti giusti poteva comprare una tonnellata di petrolio greggio per un equivalente in rubli di cinque dollari, e venderlo per 140 veri dollari in Europa occidentale. (...). Pertanto, quando i colombiani chiesero alla mafia di aiutarli a riciclare i propri profitti europei, l' intero ex blocco sovietico era ormai diventato un' enorme lavatrice per denaro sporco, che si stava rapidamente sostituendo a quelle usuali altrove, poiche' era probabilmente la piu' grande, la piu' sicura e la piu' vantaggiosa mai inventata. Naturalmente anche i colombiani erano in Russia. Il cartello di Cali stava gia' vendendo cocaina ai nuovi ricchi moscoviti, e collaborava con i trafficanti della mafia russa per trasportare la cocaina in Europa occidentale e affittava per loro tramite, aerei russi modello Antonov 74, con un' autonomia di volo di oltre tremila chilometri per trasporti a pieno carico e a bassa quota, diretti agli USA via Messico. (...) In particolare, nel 1990 il cartello di Cali aveva assunto un autentico professore di Harvard, Frank Jurado, per esplorare il terreno. Presentabile, rilassato e gentile, il professor Jurado lavorava sull' intero continente quando la Dea lo arresto' in Lussemburgo con un biglietto per Mosca in tasca. A parte 32 milioni di dollari depositati in una banca lussemburghese e 55 milioni di dollari in una banca di Montecarlo, aveva altri 115 conti bancari in altri sedici Paesi, fra cui un conto a Budapest, in Ungheria, ammontante a due milioni di dollari. In ogni caso, era stata la mafia siciliana ad arrivare la' per prima, stabilendo una collaborazione privilegiata con la mafia russa esattamente come aveva fatto con i colombiani. Proprio i boss siciliani stavano gia' acquistando, nel 1989, centinaia di milioni di rubli russi: i fratelli Cuntrera, Ciccio Madonia, Nitto Santapaola. Quell' anno i fratelli Cuntrera acquistarono solo l' equivalente di 28 milioni di dollari in rubli, investendoli in materiali sovietici da costruzione a prezzo ridotto per i loro nuovi alberghi grattacielo nell' isola caraibica di Aruba. Tuttavia nello stesso anno un boss vicino a Nitto Santapaola compro' mezzo miliardo di rubli. Un anno dopo, mafia siciliana e mafia americana facevano parte entrambe di un consorzio che trattava un volume d' affari in rubli corrispondente a otto miliardi di dollari. All' epoca, le autorita' occidentali non erano in grado di immaginare perche' un boss della mafia siciliana, o qualunque altra persona sana di mente, desiderasse acquistare l' equivalente in rubli di otto miliardi di dollari. Di certo non si resero conto del fatto che questi malviventi erano intenzionati a fare incetta di tutti i rubli circolanti in Russia, per saccheggiare il Paese, e che in notevole misura vi stavano riuscendo. La storia di quell' enorme imbroglio e' raccontata qui per la prima volta. Le centinaia di documenti che la confermano forniscono la prova allarmante della collusione criminale planetaria che il giudice Falcone aveva temuto. Le sue conseguenze "devastanti e terrificanti" sono sotto i nostri occhi. La Russia e' stata il luogo dove i grandi sindacati del crimine hanno scoperto quanto potessero essere utili gli uni agli altri (...). I leader della Yakuza incontrarono i colleghi occidentali A disposizione di chiunque materie prime, stupefacenti e missili”
Comments