L’AUTOCRAZIA TEOCRATICA ARMATA DEL PATRIARCA RUSSO
di Maria Antonietta Calabrò
Sí, potremmo definirla proprio una “cerimonia religiosa speciale”. Ha ricalcato il rito della Pasqua ortodossa che quest’ anno si celebra domenica prossima, 24 aprile, ad una settimana esatta di distanza dalla Pasqua cattolica, di tutte le chiese d'Occidente e di alcune orientali. È stata in onore dell’elezione di Vladimir Putin a presidente russo sia nel maggio 2012 che nel maggio 2018 ed è stata presieduta dal patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill. Come il simbolo della Pasqua per gli ortodossi è rappresentato dalle porte delle chiese, prima chiuse, ma che poi vengono aperte, per significare il passaggio dalla morte alla vita di Cristo risorto. Così lo stesso “passaggio” è avvenuto durante la benedizione presidenziale. Dalle porte prima chiuse e poi aperte della cattedrale di Gesù Salvatore a Mosca non è uscita una statua di Cristo ma lo stesso Putin in carne e ossa. Basterebbe questo a far comprendere la commistione tra Trono ed Altare cui assistiamo anche nel corso della guerra contro l’Ucraina, che ha visto Kirill “benedire” pubblicamente l'invasione disvelando agli occhi del mondo (ma il fenomeno data almeno dalla sua elezione a Patriarca nel 2009) l’esistenza di una vera autocrazia teocratica, al cui confronto impallidisce persino l’Iran di Khomeini, o lo stesso Stato islamico (non fosse altro per la vastità del territorio su cui si esercita e il fatto di essere la Russia una potenza nucleare). Possiamo tranquillamente affermare che Kirill di questa autocrazia teocratica non solo è stato l’artefice, ma proprio l’inventore. L’ha ideata e perseguita, mese dopo mese , anno dopo anno, prima con l’aiuto di Dmitri Medvedev e con l’influenza sulla di lui moglie fedele ortodossa di stretta osservanza, e poi grazie a Putin. Anzi, proprio qualche mese prima dell'elezione a presidente di Putin, Kirill definì all’inizio del 2012 Putin “il miracolo di Dio”, appellativo normalmente usato per i santi. Il punto è che non ci sono precedenti recenti di una simile alleanza tra Trono e Altare. Bisogna risalire ai tempi dell’ impero bizantino. La provvidenza della storia ha privato sia il successore di San Pietro (il Papa) sia il Patriarca di Costantinopoli (successore del fratello di Pietro, Andrea) di qualsiasi potenza di tipo territoriale e quindi militare. Invece Kirill ha trovato del tutto naturale spingersi fino alla benedizione dei sommergibili con missili nucleari. In un’altra “celebrazione religiosa speciale” da lui officiata. E’ dal 2007 che la Chiesa ortodossa russa benedice i missili nucleari, addirittura dentro la cattedrale di Mosca. Kirill ha affermato che la Russia ne ha bisogno. Solo di recente (2019) si è aperto un dibattito al riguardo, (se cioè sia appropriato benedire armi di distruzione di massa, il più piccolo dei missili russi può uccidere 90 milioni di persone in poche ore), ma la decisione negativa sembra che non sia stata presa, perché i missili intercontinentali balistici sono considerati dalla Chiesa “gli angeli custodi“ della Russia. Sempre per Kirill “il credente sacrifica più facilmente la sua vita del non credente, perché sa che la vita umana non finisce con la fine di questa vita”. E questo può essere particolarmente utile in guerra e tra i militari. “L’esercito è sempre spirituale”, un altro suo slogan. La Chiesa ortodossa russa che dopo il crollo dello Stato ateista sovietico, insomma, è diventata l’ossatura ideologica della nuova Russia, il cui nerbo peraltro è la struttura dell’ex Kgb. Kirill è soft power dell’hard power di Putin. Se ci si pensa un attimo, non si può non constatare che c’è nessun caso di Stato contemporaneo in cui lo Stato è gestito da appartenenti a servizi di sicurezza. Né di un ruolo così diffusivo della gerarchia religiosa negli affari dello Stato. Le due “linee” si intersecano, anzi si sovrappongono nell’esistenza delle stesse persone. In particolare Putin e Kirill. Dal 2013, noi sappiamo infatti - dai documenti desecretati dagli archivi ex sovietici e in particolare dall’Archivio Mitrokhin - che Kirill è stato fin dai primi anni anni Settanta un agente del Kgb. Parlano di lui i “Mikhailov files”, perché il suo nome in codice era proprio Mikhailov, l’agente M, insomma. Il Kgb ne favorì l’ascesa nel Consiglio mondiale delle Chiese, perché l’organismo agisse sotto l’influenza dei desiderata di Mosca. E poi, ai vertici della Chiesa ortodossa russa. I documenti arrivano fino a poco prima della caduta del Muro di Berlino. Gli originali si possono leggere qui: il ruolo “politico” e di influenza di Kirill è cresciuto nel corso degli anni, soprattutto dopo lo scisma della chiesa ortodossa in Ucraina, (dove nel 2018 il Patriarcato di Mosca ha perso la metà di tutti i suoi fedeli e relativi contributi). Essa è stata riconosciuta come autocefala dal Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Ed è per questo che il ruolo di Kirill è stato decisivo per la guerra in corso. L’agente M, cioè Kirill, ha fatto “il miracolo“ di trasformare uno stato ateista in una teocrazia, ma ha scatenato una guerra, potenzialmente globale. Non bisogna stupirsene perché come ha detto una volta lo stesso Putin “non c’è’ niente al mondo di paragonabile a quello che può fare un ex agente del Kgb”. E naturalmente, se lo dice lui, gli si può credere.
Pubblicato il 17 aprile 2022 su Huffpos.it
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