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Il mid-term di Papa Francesco

“Pensando al prossimo Papa: un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive "della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare”.

Questa frase costituisce il quarto ed ultimo paragrafo del breve foglio di appunti che aiutò l’allora cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, a tenere il suo intervento l’ultimo giorno , il 9 marzo, delle Congregazioni generali che precedettero il Conclave che lo ha eletto. E’ l’identikit del “prossimo Papa” che sarebbe stato lui stesso. “La Chiesa - si legge ancora in quel foglietto - è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria”.

Passati quattro anni , questo identikit costituisce anche il bilancio più profondo di quello che fin qui è stato Francesco : il nocciolo permanente della sua eredità. È l’insistere sulle periferie, sulla Misericordia, sulla gioia che ne ha fatto “il Papa del popolo” (People's Pope), e questo rimarrà, anche se dopo l’Osanna della Domenica delle Palme dovesse arrivare il Crucifige del Venerdì Santo da parte della stessa, identica, folla.

La paura del Papa e la “testa intelligente”. Anche se si addensano nuvole, e se il Papa si deve confrontare - come ha detto proprio oggi in un’intervista per l’anniversario il cardinale Pietro Parolin alla Radio Vaticana - con situazioni difficili, complicate -“ ce ne sono tante che sono anche motivo di preoccupazione , di inquietudine “ . Parolin ha usato proprio la parola “inquietudine”. Domenica , 12 marzo, durante la visita alla Parrocchia di Santa Maddalena di Canossa, alla Borgata Ottavia, Francesco ha parlato di che cosa gli fa paura . “Mi spaventa la capacità di distruggere che hanno le chiacchiere, distruggere l'altro di nascosto, questo è fare la strega".

"A me spaventa quando una persona è cattiva - ha confessato ancora - la malvagità. Tutti abbiamo il seme della cattiveria dentro ma quando una persona sceglie di essere cattiva mi spaventa perché può fare tanto male, in famiglia, sul posto di lavoro, anche in Vaticano quando c'è il chiacchiericcio». E nella recentissima intervista a Die Zeit , il Papa ha parlato di “ una testa intelligente” - dietro l’iniziativa di affiggere i manifesti anonimi per le strade di Roma contro di lui . “Posso capire se il mio modo di fare non piace a qualcuno, questo va benissimo. Chiunque può avere la sua opinione . E’ legittimo ed umano e arricchente” . Ma non è stato questo il giudizio del Papa per il falso “Osservatore Romano, pubblicato con la risposta ai Dubia dei quattro cardinali sull’Esortazione apostolica Amori Letitia :” Il falso Osservatore Romano , no (non è stato arricchente, ndr) . Ma il dialetto romanesco dei poster è stato bellissimo. Non era scritto da un uomo della strada ma da una testa intelligente”. “Qualcuno del Vaticano?” “No” è stata la risposta, sarcastica, del Papa :“ Ho detto una testa intelligente” e ha riso . A chi si riferiva?

“La testa intelligente” suona come quelle “menti raffinatissime” di cui parlò Giovanni Falcone ai tempi del Corvo di Palermo. Ed è un parallelo davvero inquietante.

Un Papa “liquido”. Papa Francesco - sociologicamente - è un “Papa liquido”, per usare la metafora del sociologo Baumann, in un mondo che probabilmente nel prossimo futuro lo sarà sempre meno, o che forse non lo è già più. Time, Newsweek, Life, Paris Match, National Geographic, Vanity Fair: le più importanti riviste del mondo gli hanno dedicato in passato copertine a Papa Francesco . Ma questa volta l’anniversario è stato ricordato un po’ più in sordina (in apertura la copertina dell'inglese The Tablet). Soltanto l’edizione italiana di Rolling Stone è andata in controtendenza :su un fondo giallo ha piazzato la faccia sorridente di Francesco con il pollice alzato e il titolo “Papa Pop”. Un papa popolare che parla e si fa capire da tutti un papa che “dice cose di buonsenso – spiega il giornale – talmente di buonsenso che la solitudine comincia ad essere palpabile”.

Nonostante Amoris Letitia (pubblicata un anno fa), “ha dato un grande impulso, sta dando un grande impulso, come sento anche da tante persone, alla pastorale familiare” (parole di Parolin ), di fatto solo poche Conferenze episcopali hanno preparato linee guida di applicazione. Quanto ai problemi sociali , il Financial Times , la settimana scorsa ha titolato a tutta pagina “Papal populists” un lungo articolo del corrispondente James Politi in cui viene messa sotto la lente la posizione del Pontefice, compreso l’appoggio ai rifugiati islamici, che “sta alimentando la posizione dei cattolici conservatori dentro e fuori il Vaticano”. Mentre “alcuni temono che il suo zelo riformista minacci l’unità della Chiesa”.

E’ come se - di recente e sempre di più - Francesco si sia reso conto che si trova a fare una specie di tagliando di mid-term del suo Pontificato. Tanto che nello storico discorso di Natale alla Curia ha dovuto ribadire, una per una, tutte le (molte riforme) compiute.

Dal punto di vista geopolitico, poi, il mondo con l’elezione di Donald Trump non è più lo stesso .Il confronto con il Presidente americano sarà la prossima sfida . Anche se gli auguri di Trump per l’anniversario dell’elezione hanno sottolineato in modo positivo i decenni di collaborazione costante tra Vaticano e Stati Uniti.

Un bilancio di mid-term. Molte riforme di Papa Francesco riguardano gli aspetti organizzativi ed economici del Vaticano . Ma anche a questo riguardo ci sono dei segnali di rallentamenti :il Bilancio del 2015 pur pubblicato nelle sue grandi linee non è stato approvato dal Papa che ne ha solo preso atto , dal momento che non è stato certificato. E non può essere un segnale di poco conto che Francesco abbia deciso che la nuova emissione di monete vaticane in euro (vendute in tutto il mondo e da sempre ricercate dai collezionisti), quella dell' anno 2017, sia senza la sua effigie, ma riproduca solo lo stemma papale.

Non è un fatto nuovo in assoluto (fece così anche Paolo VI negli ultimi anni del suo Pontificato), ma è come se sottolineasse anche figurativamente , una presa di distanza del Pontefice dalle vicende economiche. Così come i cardinali del Consiglio di sorveglianza sullo IOR hanno ricominciato a riunirsi in modo separato dal Consiglio di sovrintendenza laico che gestisce la cosiddetta banca vaticana.

Certamente i successi maggiori sono stati invece raggiunti nei rapporti con l’Italia dopo l’approvazione del trattato fiscale (1 aprile 2015) che è quello che ha permesso un effettiva ripulitura dei conti IOR con il rientro in Italia dei soldi di nostri connazionali attraverso la volontary disclosure.

Anche il contrasto alla pedofilia del clero rimane un dossier aperto. Dopo che le due vittime (Saunders e Collins) sono uscite in modo polemico dalla Commissione pontificia presieduta dal cardinale di Boston Sean O’Malley . Mentre tre altri membri della Commissione hanno testimoniato sulle loro difficoltà davanti alla Royal Commission australiana la scorsa settimana. Ora si teme che papa Francesco sia spinto dall'establishment vaticano ad allentare il giro di vite promesso contro i preti pedofili, come ha detto proprio oggi il teologo Francis Sullivan, direttore del Consiglio per la Verità, la Giustizia e la Guarigione (che ha guidato la risposta della Chiesa australiana), alla Commissione stessa. Il 1 settembre prossimo l’ONU attende dal Vaticano risposte precise.

Sull’uscita della Collins (1 marzo 2017) , O ‘Malley e Parolin si sono schierati da una parte e il prefetto della Congregazione della Fede, Gerhard Muller, dall’altra.

“La riforma del cuore”. Parolin nell’intervista a Radio Vaticana, ha dichiarato che ogni riforma anche strutturale di cui c’è bisogno “parte dal cuore, tutto parte dall’interno. E quindi, giustamente, il Papa insiste su questo. Io vorrei dire, è importante, come del resto lo dice lui, insistendo sulla “riforma del cuore”: non sono i criteri funzionali che devono guidare questa riforma ma, appunto, più profondamente, i criteri di un autentico ritorno a Dio e un’autentica manifestazione della vera natura della Chiesa”.

La vicenda dell’intervento di Francesco sull’Ordine di Malta e' esemplare da questo punto di vista. Il segno di Francesco sulla Chiesa non saranno le varie riforme, né il fatto di giocare da player geopolitico (da questo punto di vista, tutti i Papi lo sono, come non ricordare Pio XII e Giovanni Paolo II?) Non sarà questa la sua eredità . La sua eredità sarà quella contenuta nel foglietto di appunti delle Congregazioni generali , che riecheggia l’ultima pagina del romanzo preferito di Papa Bergoglio , “Il Padrone del Mondo “ del romanziere inglese Robert Hugh Benson, quando il Papa, sopravvissuto alla persecuzione, con pochi cardinali , rifugiato a Nazareth , in mezzo alle macerie , intona il Pange Lingua ( l’inno composto da San Tommaso d’Aquino, per la liturgia del Corpus Domini).

(pubblicato il 13 marzo 2017 su l'Huffingtonpost)

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