Al Azhar, il terrore e il dialogo
Un'immediata condanna della strage che ha colpito San Pietroburgo è stata espressa dall'Università di al-Azhar, principale centro teologico-accademico dell'islam sunnita, poche ore dopo l'attentato, e prima che ne fosse chiara la matrice.
Ma al-Azhar ha anche richiamato l'urgenza di combattere il terrorismo con adeguate misure internazionali che frenino il flusso di armi e risorse indirizzato verso gli apparati del terrore. Il giorno prima, domenica 2 aprile, lo sheikh Ahmed al Tayyib, Grande Imam di al-Azhar, aveva espresso le stesse sollecitazioni durante l'incontro con una delegazione guidata da Peter Thompson, presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. In quell'occasione, lo
sheikh al Tayyib aveva anche aggiunto che il dialogo interreligioso non è sufficiente di per sé a contrastare il dilagare del terrorismo, se non è accompagnato da politiche globali fondate sul principio di giustizia, e fino a quando non si pone fine allo sfruttamento dei più poveri.
Al Tayyib ha rivendicato gli sforzi compiuti negli ultimi anni da al-Azhar per consolidare i canali di dialogo e condivisione con molte chiese e istituzioni cristiane, a partire dalla Chiesa cattolica. Ma in qualche modo l'imam ha sottolineato anche l'impotenza delle iniziative dei leader religiosi, se esse cadono nel vuoto della politica internazionale che li lascia soli.
Queste prese di posizione sono tanto più significative in quanto papa Francesco sarà in visita ad Al-Azhar il prossimo 28 aprile. Il programma del viaggio è stato reso noto proprio ieri, 3 aprile. Ha una particolarità, senza precedenti: a parte la citazione degli aereoporti e del palazzo presidenziale a Heliopolis, dove avverrà l'incontro con il Presidente della Repubblica egiziana, Al Sisi, non è specificato nessun altro luogo.
"Notizie da nessun luogo" ("News from Nowhere"), scriverebbe lo scrittore utopistico britannico William Morris. Andrea Tornielli su Vatican Insiderha sottolineato che il programma è privo dei luoghi dove avverranno gli incontri con il Gran Iman di Al-Azhar Al Tayyeb, con il Patriarca Tawadros II, con il "papa " copto, oppure la Messa con i cattolici, e tutto il resto, "per motivi di sicurezza".
La sicurezza sarà senz'altro una cifra del prossimo viaggio di Francesco, ma non solo per il Papa, visto che l'Egitto è il crocevia delle contraddizioni del mondo arabo quanto all'uso della violenza in nome di Dio. E questa problematica sarà al cuore dell'incontro e dei discorsi sia del Papa che del Gran Imam.
Tanto più significativo perché proprio la Sunna è la tradizione islamica di riferimento dei terroristi prima di Al Quaeda, poi dello Stato Islamico. A queste considerazioni di carattere geopolitico generale si è aggiunto però, dal punto di vista della sicurezza, un allarme generato da un fatto specifico.
L'ultimo numero della rivista Rumiyah, il nuovo mensile di Daesh, pubblicato su web il 7 marzo scorso, nelle ultime settimane è stata oggetto dell'analisi dei servizi segreti. Non solo perché da settembre 2016) è l'house organ dello Stato Islamico, e per i riferimenti espliciti alla conquista di Roma (fin dal titolo ).
Si tratta infatti di un numero quasi completamente dedicato alla lotta a coloro che sono "devianti", a partire dagli imam. E il segnale specifico per rapporto alla visita del Papa in Egitto è un articolo dedicato a Papa Francesco e al Gran Iman di Al-Azhar, di cui viene pubblicata la foto ufficiale del loro primo incontro avvenuto il 26 maggio 2016 in Vaticano.
Nell'articolo viene anche propagandato un video - in cui si inneggia alla lotta agli imam revisionisti - in cui si vede appunto Aḥmad al-Ṭayyib, che abbraccia Papa Francesco nel corso di quella visita. Il punto è che dell'incontro in Vaticano tra Francesco e Al-Ṭayyib, gli attivisti dello Stato islamico non avevano mai scritto prima (eppure sono passati già dieci mesi). Inoltre la rivista Rumiyah è stata postata in rete il 7 marzo, quando la visita del Pontefice al Cairo non era stata ancora annunciata.
L'annuncio ufficiale è stato dato, senza i dettagli del programma, il 18 marzo scorso. Il Papa stesso aveva accennato alla possibilità del viaggio in un'intervista a Die Zeit, rilasciata il 24 febbraio dopo la partecipazione del cardinale Jean-Louis Tauran, a un seminario (22 e 23 febbraio) presso l'Università di al-Azhar.
Tema dell'evento era stato: "The role of al-Azhar al-Sharif and of the Vatican in countering the phenomena of fanaticism, extremism and violence in the name of religion". Esito di quel seminario è stata anche la possibilità del viaggio di Francesco. L'intervista a Die Zeit , tuttavia, è stata pubblicata solo il 9 marzo, cioè due giorni dopol'uscita di Rumiyah.
A conferma che al Cairo, Daesh, lo Stato islamico, ha orecchie molto sensibili. Un fatto di cui l'Imam Al-Ṭayyib, con le prese di posizione degli ultimi due giorni sembra aver preso nota.