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Il PAPA E I PASSI FALSI DELLE RIFORME


È evidente che gli brucia. E anche molto. A Papa Francesco però non è mancato il coraggio di dirlo chiaro e forte, nel corso dei tradizionali auguri alla Curia per Natale, di chiarire quello che pensa su alcuni episodi avvenuti nel corso dell'anno, che hanno suscitato molto clamore e che hanno coinvolto importanti personalità impegnate in prima linea nelle riforme che lui stesso ha promosso.

Quest'anno alle varie 'malattie" della Curia, Papa ne ha aggiunta una nuova, proprio citando "le persone che vengono selezionate accuratamente per dare maggior vigore al corpo e alla riforma, ma, non comprendendo l'elevatezza della loro responsabilità, si lasciano corrompere dall'ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanate, si autodichiarano erroneamente 'martiri del sistema', del 'Papa non informato', della 'vecchia guardia', invece di recitare il mea culpa". Evidentemente, dopo il discorso di oggi nessuno può dire che sia così, nessuno può più usare questi argomenti.

A chi si riferiva Papa Francesco? Non fa nessun nome, ma il pensiero corre ad alcune "uscite" del 2017. Come quella di Libero Milone, il primo Revisore Generale del Vaticano, che ha lasciato a giugno con una dipartita che all'inizio era stata comunicata "di comune accordo" con la Santa Sede, dopo solo due anni di incarico (su cinque previsti), mentre il 24 settembre scorso in un'intervista contemporanea su molti media internazionali, Milone aveva affermato che erano state costruite prove false contro di lui, accusato di aver assunto una società privata di investigazioni per spiare alti esponenti della Santa Sede. Inoltre aveva dichiarato di essere stato minacciato brutalmente dalla Gendarmeria ( http://roma.corriere.it/notizie/politica/17_settembre_23/libero-milone-volevano-arrestarmi-ecco-mia-verita-sull-addio-vaticano-e4314860-a094-11e7-bad7-1b467cbbafcc.shtml).

Ma la cosa più interessante da sottolineare che il Papa in persona abbia voluto usare proprio le allocuzioni, utilizzate da Milone nelle interviste, in cui appunto sosteneva che il Papa non fosse stato adeguatamente informato della sua vicenda, che gli aveva scritto una lettera e non gli aveva risposto, mentre alcuni osservatori facevano riferimento alla "vecchia guardia", appunto, intendendo così la burocrazia curiale. Anche i sostenitori del cardinale George Pell (che ha avuto da Francesco il permesso di tornarsene in Australia per difendersi dall'accusa di abusi sessuali su minori, che avrebbe commesso personalmente e che lui strenuamente nega e respinge con vigore assoluto), avevano attribuito in passato la resistenza alle riforme appunto alla cosiddetta "vecchia guardia vaticana".

Il Papa ha poi aggiunto una notazione molto significativa, questa volta rivolta al futuro, nella chiara consapevolezza che ci potrebbero essere altri casi. "Accanto a queste persone ve ne sono poi altre che ancora operano nella Curia, alle quali si dà tutto il tempo per riprendere la giusta via, nella speranza che trovino nella pazienza della Chiesa un'opportunità per convertirsi e non per approfittarsene".

Un'affermazione che sembra anche costituire "la chiave" per comprendere uno dei due libri-dono offerti alla lettura di tutti da parte del Pontefice, quello sulla "Festa del perdono di Papa Francesco", un sussidio per la Confessione e le indulgenze, della Penitenzieria Apostolica (edizioni LEV), il cui responsabile il Penitenziere maggiore cardinale Mauro Piacenza è stato pubblicamente elogiato a braccio da Francesco. Piacenza fu uno dei primi dei collaboratori di Benedetto XVI a lasciare l'importante incarico di Prefetto della Congregazione del Clero, dopo l'arrivo di Francesco, spostato all'incarico di Penitenziere maggiore.

Oltre a queste considerazioni, la novità di questi auguri di Natale è caratterizzata dalla attenzione pastorale di Francesco, che in Aula Nervi parlava a braccio, alle famiglie dei dipendenti vaticani, attraversate da crisi e separazioni ("Non litigate davanti ai figli, non lo capiscono e soffrono") e dalla condanna del lavoro nero ("Io non voglio lavoro nero e precario in Vaticano, è una questione di coscienza"). Soprattutto dalla richiesta di perdono perché "Noi, la fauna clericale, non diamo buon esempio". Fauna clericale, testuale, come si scriveva sui muri negli anni Settanta.

(update dell'articolo pubblicato il 21 dicembre 2017 su l'Huffingtonpost)

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