BECCIU’S VERSION. CHAPTER ONE: COOP. SPES
PUBBLICO CON SUCCESSIVI POST I VARI CAPITOLI DELLA MEMORIA DIFENSIVA LETTA IL 5 MAGGIO 2022 da SE ANGELO BECCIU, cui e’ seguito l’inizio dell ‘interrogatorio da parte del Promotore di giustizia Alessandro Diddi.
FOR THE RECORDS. (Maria Antonietta Calabrò)
CARDINALE ANGELO BECCIU (…) Procederò dunque, come detto, a partire dall’accusa già sostanzialmente trattata nelle mie precedenti dichiarazioni, relativa all’ipotesi di peculato in fa1vore della Cooperativa SPES.
Ho già evidenziata e documentata l’assoluta correttezza delle mie condotte e ribadisco come le uniche contribuzioni oggetto di contestazione, che sono poi le uniche somme che nei sette anni vennero elargite dalla Segreteria di Stato, nel 2015 e nel 2018, come è stato documentalmente provato, hanno avuto una destinazione caritativa. La richiesta del Vescovo Sanguineti del 2015 di 25.000 euro è servita ad acquistare il macchinario utile al Panificio per ripartire dopo l’incendio. Quella del Vescovo Melis, del 2018 è stata destinata a contribuire, nella somma di 100.000, alla realizzazione della Cittadella della Carità, il cui costo complessivo si aggirava su 1.300.000 euro. La somma è stata accantonata in attesa dell’impiego, come provato e dichiarato dal Vescovo, e i lavori per l’Opera sono cominciati materialmente lo scorso 28 febbraio, come documentato.
Tengo a precisare che tutto ciò che attiene alla Diocesi di Ozieri, alle sue risorse, alla sua organizzazione, così come alla locale Caritas o alla Cooperativa Spes, esula da una mia previa conoscenza.
Intendo quindi, Signor Presidente, riprendere il discorso sulla SPES di Ozieri, già affrontato nel primo interrogatorio, per fare qualche precisazione e considerazione:
PRECISAZIONI
prestito Sig.ra ZAMBRANO: vorrei semplicemente far notare come il prestito fatto alla Signora Zambrano sia stato elargito dalla Caritas di Ozieri e non dalla Cooperativa Spes, come fu detto l’ultima volta.
Desidero sottolineare ancora una volta, sul punto, come la circostanza di detto prestito mi sia stata resa nota dalla lettura degli atti processuali.
Come ho già illustrato, prima delle presenti vicende non avevo motivo alcuno di richiedere informazioni sull’amministrazione della Diocesi, della Caritas o della Spes, che infatti non ho mai richiesto.
Del resto, il mio ruolo di Sostituto non mi permetteva di fare controlli sull’amministrazione di una diocesi o delle relative entità ecclesiastiche, sia a livello pastorale come a livello amministrativo. Chi ha la competenza e l’autorità di controllo di una diocesi è la Congregazione per i Vescovi, nei Paesi occidentali, mentre per i territori missionari è la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e per i territori del Medio Oriente è la Congregazione delle Chiese Orientali.
In ogni caso, la probità e l’onestà dei Vescovi che si sono succeduti e di tutti i soggetti coinvolti non mi hanno mai fatto dubitare di irregolarità o carenze di ogni genere e sorta;
b. il ruolo di mio fratello Tonino:
vorrei spendere ancora due parole su mio fratello, Tonino, perché spesso è stato fatto passare come faccendiere e come uno che specula sui soldi della chiesa.
- torno a sottolineare che la cooperativa, come erroneamente sostenuto dall’Accusa, non è «di mio fratello». Egli è uno dei molti soci — fra gli altri, ricordo che la stessa Caritas di Ozieri ne è a sua volta socia! — certamente coinvolto sin dalla sua costituzione e ne è rappresentante legale. Ma identificare la cooperativa con la persona di mio fratello è una forzatura che respingo.
- La cooperativa SPES fu creata nel 2005 (io mi trovavo all’epoca lontano, ero Nunzio in Angola) dall’allora Vescovo di Ozieri, Mons. Sanguinetti il quale ha dichiarato testualmente: “Fu io ad ispirare e accompagnare la nascita della Cooperativa, individuando nel prof. Tonino Becciu e in alcuni membri dell’Associazione diocesana “Volontari del 2000” le persone idonee a gestirla”. Lo stesso vescovo continua: «l’individuazione del prof. Becciu nasceva dalla generosa dedizione da lui sempre dimostrata sia all’interno della Caritas, sia nell’animazione dell’associazione Volontari del 2000. Nel contesto della vita ecclesiale, oltre che come docente di religione cattolica, era stato sempre disponibile nel dare il proprio contributo di idee e di collaborazione pratica. (…) In poco più di un anno in cui potei verificare i primi passi della Coop Spes mi consentì di apprezzare lo spirito caritativo del prof. Tonino Becciu, il costante dialogo con la realtà ecclesiale e con la Caritas in particolare, l’intelligente individuazione di percorsi concreti di integrazione di diverse persone svantaggiate» (Mons. Sanguinetti, 29 gennaio 2021, cit. All.)
- Ribadisco, poi, come mio fratello
o 2005-2016: quindi per oltre dieci anni, ha prestato gratuitamente la propria opera ai nobili scopi perseguiti dalla cooperativa, sostentandosi con il proprio lavoro d’insegnante di religione;
o 2017-21: abbandonò l’insegnamento di religione per dedicarsi esclusivamente alla cooperativa e per quei 4 anni percepì un compenso di 1800 euro, meno di quanto percepiva come professore (2200 euro)
o 2021 dicembre percepisce la pensione e rinuncia ai compensi della Cooperativa
L’ho già detto ma desidero ripeterlo, e gridarlo se necessario: da prete, arrossisco quando penso all’impegno di Tonino per i poveri e per la comunità.
c. Il conto “promiscuo”
Desidero soffermarmi, ancora una volta, sul cosiddetto conto corrente “promiscuo” o “privatistico” della Caritas, così definito dall’Accusa.
Detto conto corrente è stato aperto nel 2011 da S.E. Mons. Pintor, allora Vescovo di Ozieri. Esso fu aperto sia per recepire le somme provenienti dalla Prefettura di Sassari in favore dei profughi assistiti dalla Caritas, sia per agevolare l’utilizzo delle somme destinate ai progetti 8X1000 della CEI. Voleva che quelle finalità non si confondessero con le altre e reputava molto più facile controllare le voci in entrata ed in uscita, con la creazione di un tale conto.
Ne era a conoscenza Mons. Pintor, come ne erano a conoscenza i Vescovi succedutisi, Mons. Sanguinetti e, da ultimo, Mons. Melis.
Ad ulteriore dimostrazione di quanto dico, posso qui esibire altra documentazione che attesta come nel richiedere nuovi finanziamenti, per altri progetti caritatevoli (progetto “Laudato sii”, progetto “Al Centro”), alla Caritas Nazionale i Presuli indicano sempre lo stesso conto, quel conto: quello che fu indicato anche a me per i due bonifici in contestazione.
In particolare, in una lettera del 9 gennaio 2017, mons. Melis indicava espressamente il citato conto corrente; inoltre, in una comunicazione del 4 marzo 2022, la Caritas italiana comunicava l’elargizione di un contributo, ancora una volta indicando lo stesso conto corrente (allegati)
Ora la Caritas Nazionale che è così severa nell’esigere la rendicontazione delle somme da essa versate, se avesse notato delle irregolarità nella loro gestione e soprattutto con il polverone di presunte malefatte sollevato in questi ultimi due anni non si sarebbe rifiutata di accogliere le richieste che le provenivano dalla Caritas ozierese? Invece non solo non le rifiuta, ma finanzia puntualmente e con alte somme da 100 mila euro i progetti che le vengono presentati!
La verità, Signor Presidente, è che la natura “promiscua” e la finalità “privatistica” di quel conto corrente, tanto sottolineate dall’Accusa, non sono mai esistite. Con i finanziamenti ricevuti si è fatto del bene e soprattutto si sta garantendo il lavoro a una settantina di persone e nessuno, ma proprio nessuno dei miei familiari, si è mai arricchito con essi.
In definitiva, sottolineo che dei 125 mila euro che destinai dalla Segreteria di Stato alla Caritas di Ozieri, le stesse pagine della Citazione in giudizio attestano che 25 mila euro sono stati utilizzati per macchinari del forno della Cooperativa e 100 mila euro sono ancora nel conto a disposizione del vescovo. Da dove sono dunque usciti i soldi per arricchire i miei familiari? E’ questa un’accusa priva di fondamento. Eppure è stata la madre di tutte le mie disgrazie !
2. Considerazioni finali
Sig. Presidente, nel sottolineare l’infondatezza e la gravità di siffatte accuse non posso non riferire il momento in cui esse mi furono rivolte la prima volta, vale a dire nell’udienza pontificia della sera del 24 settembre 2020.
Il SP mi disse che in seguito ad indagini svolte ad hocGli era stato riferito che le somme dell’Obolo di San Pietro da me inviate alla Caritas della mia diocesi di Ozieri erano servite ad arricchire i miei fratelli, in particolare mio fratello Tonino. Mi aggiunse pure che Lo addolorava che un settimanale italiano avesse già la notizia di questa grave accusa e che da lì a poco sarebbe uscito con un articolo sull’argomento.
Confesso che rimasi senza parole, tanto era assurda ed infondata quell’accusa, come oggi i fatti finalmente dimostrano.
Lo storno dei 125 mila euro era l’unica accusa che mi faceva. Il SP mi disse espressamente che non ne aveva altre.
Preso atto di tale accusa, seppure certo della sua infondatezza, per amore della Chiesa considerai quindi necessario, con immenso dolore, presentare le dimissioni dall’incarico che ricoprivo, quello di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Da quel momento iniziò per me una gogna pubblica di proporzione mondiale: addirittura in Angola, ove ero stato nunzio per sette anni e mezzo, mi hanno riferito che la tv nazionale dedicò all’argomento una settimana di dibattiti; fui sbattuto sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo; privato di ogni ufficio ecclesiastico; relegato ai margini della Curia e della Chiesa.
Mi addolorava e continua ad addolorarmi, poi, aver esposto la mia famiglia ad una sofferenza lacerante quanto ingiusta.
Da più di un anno e mezzo sono tormentato da una domanda: perché sono state riportate al SP queste false accuse? Per quale scopo? Come si è potuto strumentalizzare la persona del SP, creando nella Chiesa uno scandalo di inaudita gravità? Da quel giorno la mia vita è rimasta sconvolta, ma anche moltissimi credenti di tutto il mondo sono rimasti turbati nella loro fede.
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