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NICARAGUA: CONDANNATO A 26 ANNI DI CARCERE IL VESCOVO CATTOLICO CHE HA RIFIUTATO L’ESILIO


Estratto dell’articolo per Huffpost.it




E’ stato condannato perché ha rifiutato di lasciare il Nicaragua per andare in esilio con altri 222 tra preti, seminaristi e laici in gran parte cattolici e altri oppositori al regime di Ortega (al potere dal 2007 e contro il cui regime dal 2018 si è registra una vera e propria sollevazione popolare soffocata nel sangue) . I 222 hanno lasciato il paese qualche giorno fa, a seguito della pressione internazionale, riparando temporaneamente negli Stati Uniti.

Il vescovo ordinario di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, monsignor Rolando José Álvarez Lagos, dal 19 agosto 2022 era agli arresti domiciliari . E un commovente video rilanciato su Twitter dal direttore della Civiltà cattolica, Padre Antonio Spadaro, lo aveva mostrato al mondo mentre cantava alla polizia schierata alla porta, la canzone popolare “El Amigo” l’equivalente nicaraguense del poema del cubano José Martì “Cultivo una rosa blanca “ (https://twitter.com/antoniospadaro/status/1556322117838323712?s=12).



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Il processo contro di lui doveva iniziare la settimana prossima, il 15 febbraio. Invece, visto che non ha voluto andarsene, la sentenza è arrivata prima dell’inizio del dibattimento.

La Corte d’appello lo ha condannato , ieri (sera in Italia) , 10 febbraio 2023,a 26 anni e 4 medi di carcere. Leggendo la sentenza un giudice ha definito monsignor Álvarez, 56 anni, "un traditore della patria". Se sopravviverà, potrà uscire di galera nel 2049. 

Il vescovo è stato accusato di "cospirazione per minare l'integrità nazionale e propagazione di notizie false attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense". (…)



Il cardinale Jean-Claude Hollerich in qualità di presidente della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, ha pubblicamente denunciato che la Chiesa cattolica del Paese centramericano “sta affrontando una profonda sofferenza a causa della persecuzione dello Stato”, con una situazione che si è progressivamente aggravata di recente “ con la chiusura di stazioni radio cattoliche, l’ostruzione dell'accesso alle chiese da parte della polizia e altri gravi atti che turbano la libertà religiosa e l’ordine sociale”. (…)

Il 12 marzo del 2022 (un anno fa ) è stato espulso addirittura il Nunzio apostolico, cioè l’ambasciatore del Papa nel Paese. L‘ultima volta nel mondo era accaduto nel 1951, quando il Nunzio fu espulso dalla Cina di Mao. Ma in quel caso non si trattava di una nazione a maggioranza cattolica.

L’espulsione era avvenuta, dopo che per lunghi anni la Santa Sede e la sua diplomazia hanno cercato un dialogo con la dittatura di Ortega, nonostante che essa abbia insanguinato il Paese, schiacciato l’opposizione e perseguitato la Chiesa nicaraguense, spingendosi fino ad un tentativo di assassinio di un vescovo, mons. Juan Abelardo Mata Guevara.

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Il Nicaragua non è un Paese qualsiasi per gli italiani e per la storia d’Italia. Perché è stato rifugio sicuro per i protagonisti di due grandi misteri italiani e vaticani del secolo scoso: la bancarotta del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e la storia del sequestro e uccisione di Aldo Moro.

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agli inizi degli anni Ottanta si è rifugiato nel Nicaragua di Ortega l’unico brigatista rosso , Alessio Casimirri, per cui l’Italia nel 2018 ha chiesto formalmente l’estradizione e che non ha scontato neppure un giorno di carcere, nonostante la condanna definitiva per la strage di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro ed altri cinque ergastoli per efferati delitti.

La figlia di Casimirri ha guidato alcuni gruppi militari armati che hanno dato manforte al regime per soffocare la rivolta del 2018.

Il Nicaragua, infine, è il paese di cui un figlio del capo della loggia massonica P2 Licio Gelli, Maurizio è stato per anni ambasciatore, prima in Uruguay e più di recente in Canada.

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