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Una rinuncia particolare

Una prefazione di Papa Francesco al libro degli scritti sul sacerdozio di Papa Benedetto . In occasione dei festeggiamenti per i 65 anni di ordinazione del Papa emerito , che avverrà in Vaticano il 28 giugno prossimo, e che segnerà il ritorno di Benedetto XVI nel Palazzo Apostolico che abbandonò il 28 febbraio 2012.

Ma soprattutto il sigillo di Papa Francesco sulla scelta di Papa Ratzinger. E una conferma sconvolgente. Benedetto XVI non si è dimesso dal Soglio di Pietro allo stesso modo dei pochi altri suoi predecessori che lo hanno fatto in passato, a cominciare dall'esempio storico più citato, quello di Celestino V, che lasciò Roma e si rimise il saio.

No, papa Francesco fa sua l' interpretazione "autentica" del gesto di Benedetto 'lanciata' dal Prefetto della casa pontificia Georg Ganswein un mese fa e che aveva già suscitato clamore .

Scrive infatti Papa Francesco nella Prefazione al libro "Insegnare ed imparare l'amore di Dio" che uscirà a fine mese in Italia da Cantagalli , negli Stati Uniti da Ignatius Press, ed altri editori in tutte le lingue: "Rinunciando all'esercizio attivo del ministero petrino, Benedetto XVI ha ora deciso di dedicarsi totalmente al servizio della preghiera".

Ecco, la novità non è solo e non è tanto che per la prima volta Francesco commenti la scelta del suo predecessore, che lo indichi come uomo di Dio, rivestito di santità, sottolineando che ha compiuto la sua scelta per il bene della Chiesa, che per questo deve essere un esempio e un modello per vescovi e sacerdoti. La novità più profonda sta nella frase: "Rinunciando all'esercizio attivo del ministero petrino..." .

Questo vuol dire che di quel ministero Benedetto e' ancora investito, che l'istituzione del Papato si è allargata, e che oggi coesistono un Pietro attivo, Papa Francesco, e un Pietro orante e contemplativo che si è tolto l'anello piscatorio ( riprodotto qui nell'immagine di gioiellis.com) , ma che continua il suo munus.

Durante la presentazione del libro "Oltre la crisi della Chiesa" di Roberto Regoli Direttore del Dipartimento di Storia della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana, monsignor Ganswein aveva parlato di quello di Benedetto come di un "pontificato d'eccezione".

Ecco alcuni stralci dell' intervento del segretario particolare di Ratzinger (20 maggio 2016):

1) " Ero presente quando Benedetto XVI, alla fine del suo mandato, depose l’anello piscatorio, come è d’uso all’indomani della morte di un papa, anche se in questo caso egli viveva ancora! Ero presente quando egli,invece, decise di non rinunciare al nome che aveva scelto, come invece aveva fatto papa Celestino V quando il 13 dicembre 1294, a pochi mesi dall’inizio del suo ministero, era ridiventato Pietro dal Morrone".

2) "Perciò, dall’undici febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione (Ausnahmepontifikat), rispetto al quale il sobrio cardinale Sodano, reagendo con immediatezza e semplicità subito dopo la sorprendente Dichiarazione di rinuncia,profondamente emozionato e quasi preso dallo smarrimento, aveva esclamato che quella notizia era risuonata fra i cardinali riuniti “come un fulmine a ciel sereno”. Era la mattina di quello stesso giorno in cui, di sera, un fulmine chilometrico con un’incredibile fragore colpì la punta della cupola di San Pietro posta sopra la tomba del Principe degli apostoli. Di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica. Ma la mattina di quell’undici febbraio il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano concluse la sua replica alla Dichiarazione di Benedetto XVI con una prima e analogamente cosmica valutazione del pontificato, quando alla fine disse: “Certo, le stelle nel cielo continueranno sempre a brillare e così brillerà sempre in mezzo a noi la stella del suo pontificato”.

3) "Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la “centrale” della sua preghiera e della sua compassione posta nei Giardini vaticani".

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