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Genocidio e martirio: Armenia e Daesh.

In Armenia, Francesco parlerà o non parlerà di genocidio? L'interrogativo dei giorni scorsi, alla fine è stato sciolto. Nel discorso alle autorità, appena giunto nel Paese caucasico il Papa ha usato la parola. L'ha usata, ma - va sottolineato - aggiungendola a braccio, al testo scritto (da lui stesso rivisto e approvato) e in modo incidentale, sia pure scandendo le sillabe: " quella tragedia, quel ge- no -ci- dio "

Perchè ?

Naturalmente un aspetto da considerare è la possibile reazione turca che già nell'aprile 2015 aveva richiamato il proprio ambasciatore presso la Santa Sede per protestare contro il la denuncia fatta allora per la prima volta da papa Francesco del genocidio degli armeni, che Ankara invece non riconosce. Ankara è ferma sul punto e il 3 giugno ha richiamato il proprio rappresentante diplomatico dalla Germania, dopo un pronunciamento in questo senso del Bundestag.

Ma forse c'è un motivo diverso che ha indotto a una maggiore prudenza.

Per comprendere, il passo centrale del discorso di Francesco del 24 giugno 2016 ad Erevan è questo:

"Auspico vivamente che l’umanità sappia trarre da quelle tragiche esperienze l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori. Si moltiplichino perciò, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi, che guardino al futuro".

A chi si riferisce il Papa? A quale futuro?

Certamente a tutte le situazioni di conflitto, ma in particolare al focolaio più pericoloso di quella che il Papa ha definito la Terza Guerra mondiale a pezzi, l'avanzata dello Stato Islamico, Daesh.

In ambito internazionale la parola "genocidio" - nell'arco degli ultimi mesi , infatti non è stata utilizzata solo nell'ambito del riconoscimento storico per la pulizia etnica di un secolo fa "nel primo Paese cristiano", ma più incisivamente nei confronti delle atrocità commesse dall'ISIS contro i cristiani in Medioriente.

Infatti " genocidio" è fondamentalmente un termine legale, che contiene implicito in se' il richiamo a sanzioni militari e non, di tipo internazionale.

Il 17 marzo 2016, ad esempio, il Segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato che quello in corso tra Siria e Iraq, “è un genocidio” che ha come vittime le minoranze religiose, e cioè yazidi, cristiani e sciiti. Kerry ha definito le azioni dei miliziani jihadisti “crimini contro l’umanità”, dopo l'approvazione unanime (393 sì, nessun no) da parte della Camera dei rappresentanti di una risoluzione - che definiva appunto le stragi e le uccisioni con il termine “genocidio” - promossa dal repubblicano Jeff Fortenberry, arrivando anche a ipotizzare operazioni sul terreno per tutelare le minoranze minacciate.

Il termine nei confronti dell'ISIS è stato usato da parte vaticana solo una volta il 10 giugno, quando si è espresso in tal senso il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso:''Sì, sono sostanzialmente d'accordo nel valutare come genocidio quanto sta accadendo ai cristiani in Medio Oriente e segnatamente in Siria e Iraq''.

''In Terra Santa - ha osservato Tauran - i cristiani vengono uccisi, minacciati, ridotti al silenzio o cacciati via, con le chiese che vengono distrutte o rischiano di trasformarsi in musei''.

Ha avvertito il presidente del dicastero del Vaticano: ''Il cristianesimo rischia di non essere più presente, proprio nella terra in cui è nata la fede di Cristo. Nel 1910, il 20% della popolazione mediorientale era cristiana; ora è meno del 4%... Evidentemente, c'è un piano d'azione per cancellare il cristianesimo dal Medio Oriente e questo può chiamarsi o quantomeno richiamare il genocidio''.

Appena una una settimana dopo ,il 17 giugno scorso, però , Francesco è parso correggere pubblicamente il Camerlengo. Secondo il Papa "genocidio è una definizione riduttiva, che focalizza la questione da un ottica sociologica e ciò riduce una realtà articolata e complessa a categorie di pura dinamica sociale. In realtà,secondo Francesco, in Medio Oriente si tratta di persecuzione, «che porta i cristiani alla pienezza della loro fede», di martirio, e dunque di sacrificio della propria vita per ragioni di fede. «A me non piace - ha dichiarato con tono severo - e voglio dirlo chiaramente, quando si parla di un genocidio dei cristiani in Medio Oriente. Questo è un riduzionismo». «Non facciamo riduzionismo sociologico di quello che è un mistero della fede, un martirio - avverte - Quei cristiani copti, sgozzati sulle spiagge della Libia. Tutti sono morti dicendo “Gesù, aiutami” ".

E il Vaticano ha resistito alle pressioni di chi vuole il suo appoggio all'Onu perchè passi una mozione sul genocidio dei cristiani.

Tra pochi mesi, con il cambio della guardia nell'amministrazione americana, i venti di guerra potrebbero soffiare più minacciosi e Francesco non vuole che le sue parole o quelle di esponenti vaticani possano essere utilizzate per legittimare un intervento.

Not in my name.

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