A DIO, PAPA FRANCESCO
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- 21 apr
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Aggiornamento: 24 apr

21 aprile 2025
Estratti dal ritratto di Papa Francesco scritto da Maria Antonietta Calabrò su huffingtonpost.it
Francesco, il Papa della Speranza. E per questo “people’s pope” , addirittura “papa pop”, che ha fatto “lio”, letteralmente, “casino”, nella Chiesa, in Vaticano e nel mondo, e che sarà rimpianto molto nei barrio, nelle favelas, dagli scartati, da transessuali e prostitute, dall’infinità umanità in fuga dei deportati, dai milioni di disperati sotto le bombe. E poco dai ricchi e dai potenti. Non è una novità per il Cristianesimo, vista la fine del suo fondatore messo in croce dal potere di Roma su istigazione di una classe sacerdotale avida e empia. Eppure la storia di questo Papa venuto quasi dalla fine del mondo, è come tornata alle origini e in contrasto con la trasformazione della storia della Chiesa, dall’imperatore Costantino in poi.
Papa della Speranza, della più piccola delle virtù teologali, quelle che promanano direttamente da Dio. La piccola bambina - come ha scritto Charles Peggy nel suo capolavoro “ il Portico del Mistero della Seconda virtù” - che trascina le due sorelle maggiori , la Fede e la Carità.
La Speranza - dice Dio e scrive Peggy - “è la fede che amo di più” perché la Fede in realtà non lo stupisce (“Non è stupefacente. Risplendo talmente nella mia creazione”). E così la Carità, dice Dio.(“ Non è stupefacente. Quelle povere creature sono così disgraziate che a meno d’avere un cuore
di pietra, come farebbero a non avere carità le une delle altre”). Ma la Speranza ecco, quella sì che stupisce Dio, perché “per sperare, bambina mia - dice - occorre essere molto felici, occorre aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.” Mentre “la cosa facile e la tendenza è disperare, ed è la grande tentazione”.
Francesco è stato talmente il Papa della Speranza che subito dopo il ricovero in ospedale nel febbraio 2025 , ha voluto preparare la catechesi per l'Udienza generale per il successivo mercoledì (che poi non si è tenuta, ma è stata pubblicata ugualmente dalla Sala Stampa vaticana), e cosa ha fatto? L’ha dedicata alla Speranza.
Bergoglio ha invitato i fedeli a seguire la scuola dei Magi, "'pellegrini di speranza' che, con grande coraggio, hanno rivolto i loro passi, i loro cuori e i loro beni verso Colui che è la speranza non solo d'Israele ma di tutte le genti”
Ancora. La sua autobiografia-testamento pubblicata all’inizio di gennaio 2025 Francesco l’ha voluta intitolare “Spera” idealmente dedicata alla “piccola bambina “ che corre in mezzo alle altre due e che tira le sue sorelle grandi (la Fede e la Carità) “E che senza di lei non sarebbero che …due donne di una certa età , sciupate dalla vita”.
Allo stesso modo, il Giubileo ordinario del 2025 lo ha consacrato alla “piccola figlia da nulla….Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso. Che gioca ancora con babbo Gennaio…Lei sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti. La piccola speranza, quella che nasce il giorno di Natale. Come la stella ha condotto i tre re fin dal fondo dell’Oriente. Verso la culla di mio figlio”, come ha scritto ancora Péguy.
L’insistere sulle periferie, sulla Misericordia, sulla gioia, ne ha fatto “il Papa del popolo” e non solo del popolo di Dio. Ma per lui è arrivato in più di un’occasione il Crucifige del Venerdì Santo, spesso orchestrato da scribi e farisei.
Con un controcampo micidiale, Francesco da ammalato ricoverato al Policlinico Gemelli nel suo testo per quella prima generale da cui è stato assente ha sottolineato: “Per chi è attaccato al potere, Gesù non è la speranza da accogliere, ma una minaccia da eliminare!". Come fece Erode.
Ecco, il confronto con il potere è un aspetto della realtà con cui Francesco si è dovuto misurare sin dai primi mesi del Pontificato.
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Papa Francesco, il “lio”, e “il tempo che è superiore allo spazio”
La Speranza, è una bambina vivace, disordinata, persino indisciplinata che corre avanti e indietro. E così Francesco ha creato scompiglio, o come direbbe lui stesso, lio, letteralmente, “casino”, una parolaccia, in Vaticano, nella Chiesa e in tutto il mondo. Il “lio” non è però a ben guardare un disordine, anzi.
Il disordine si accumula nel tempo senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Non si consuma alcun tempo per creare disordine. Un foglio qui, un libro là, una pentola nel catino, i panni sporchi gettati per terra, che nessuno mette a lavare. Si impiega molto tempo e molti tentativi, che creano un altro tipo di disordine e molta energia per creare un nuovo ordine. Ed è questo che ha fatto Papa Francesco. Agendo con un Motu Proprio dopo l’altro, adottando riforme ad experimentum, procedendo a nomine ad interim. Una mole colossale di atti di governo. E poi i Rescripta ex audientia usati sia in campo giudiziario, ma anche per le benedizione di omosessuali cattolici che vivono in una coppia.
Il tempo, ha più volte affermato Papa Francesco, è superiore allo spazio.
Questa espressione la troviamo sia nelle sue Encicliche (Lumen fidei, 57; Laudato si’, 178), sia nelle sue Esortazioni apostoliche (Evangelii gaudium, 222; Amoris laetitia, 3 e 261; Christus vivit, 297). Nell’Enciclica “Fratelli tutti”, l’espressione come tale non viene mai utilizzata, ma il concetto che racchiude è richiamato diverse volte. E, così, in altri documenti: segno che la sua non è un’espressione isolata e occasionale, ma il frutto di una precisa convinzione.
Il concetto è legato alla riflessione del Papa sul senso della politica e della vita sociale.
Francesco ha identificato lo spazio con la volontà di potere, il bene acquisito e da difendere, e il tempo con il limite che, pur se frena le ambizioni del “tutto e subito”, spinge l’uomo a creare processi e dinamismi che aiutino l’individuo e la collettività.
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Il Trono e l’Altare
Negli ultimi due decenni e soprattutto sotto Papa Francesco l’influenza globale della Santa Sede è spesso entrata in rotta di collisione con gli interessi di altri Stati (dagli USA alla Cina, dalla Russia all'Unione Europea, all'Italia). E questi Stati non sono rimasti a braccia incrociate, non è che sono rimasti fermi, e grande è stata l’azione di influenza, se non di ingerenza di potenze straniere e di altri interessi che lavorano per degli Stati anche attraverso i servizi segreti. E si sono dovuti registrare veri e propri episodi di spionaggio ai danni della Santa Sede per influenzare il governo della Chiesa Cattolica.
Dai due casi Vatileaks, agli attacchi informatici, all’esfiltrazione di dati usando indirizzi IP vaticani o addirittura utilizzando un’email esca del sostituto della Segreteria di Stato Peña Parra, all’utilizzo dello scandalo sessuale del cardinale americano McCarrick, spretato, (e che era stato arcivescovo di Washington ed era il cardinale che “sussurrava all’orecchio dei Presidenti degli Stati Uniti”) per tentare di bloccare l’apertura di Francesco a Pechino. Per non parlare del ganglio in terra di Francia dove l’opposizione a Francesco ha trovato solidi agganci non solo mediatici ed editoriali nel potere profondo, tanto che Bergoglio non è mai voluto andare a Parigi , neppure alla riapertura della restaurata Cattedrale di Notre Dame, ma in città di frontiera sul Mediterraneo, come Marsiglia o Ajaccio in Corsica. Come non ricordare le gravi tensioni con la seconda amministrazione Trump, dopo la nomina a fine dicembre 2024 di un ambasciatore presso la Santa Sede, Brian Burch, presidente di Catholic Vote, che ha appoggiato per anni la destra dell’episcopato americano, apertamente ostile a Francesco e che intervistato dal New York Times aveva sottolineato che l'ormai 88enne pontefice non sarebbe stato in carica a lungo e che il prossimo papa doveva "chiarire la confusione dell'era di Francesco”.
Ecco di nuovo l’accusa di aver fatto confusione, cioè lio.
Prima che la sua salute peggiorasse, Francesco ha preso un’iniziativa senza precedenti con una Lettera ai vescovi americani in cui li ha appoggiati contro le politiche migratorie di Trump , aggiungendo uno straordinario rimprovero al vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, cattolico “della Chiesa della Resistenza” benedetta dall’arcivescovo scismatico Carlo Maria Viganò. L’intervento papale ha scatenato la furia della Casa Bianca, sollevando la prospettiva di una battaglia di successione altamente politicizzata. Pronta ad utilizzare la destra curiale, che ha un’importante sponda italiana , capitanata dal cardinale tedesco Muller che è uscito allo scoperto sul Corriere della Sera per dare appoggio a Trump e Vance.
Uno scontro così clamoroso tra il Trono e l ‘Altare, aveva avuto un solo precedente: quello tra Giovanni Paolo II e l’Unione Sovietica, nel Novecento. Finì con l’attentato a piazza San Pietro e il crollo del Muro di Berlino.
Il dramma della terza guerra mondiale a pezzi.
E’ stato singolare che Francesco abbia voluto sin dai primi giorni dedicare il suo Pontificato non alla Madonna protettrice delle Americhe, la Vergine di Guadalupe, ma alla più geopolitica delle Madonne apparse nel corso dei secoli , la Madonna di Fatima, apparsa nel 1917 nella Cova di Inria in Portogallo a tre cuginetti: “Papa Francesco mi ha chiesto due volte che io consacri il suo nuovo ministero a Nostra Signora di Fatima”, disse subito il vescovo. L’atto di consacrazione è poi avvenuto il 13 maggio 2013, anniversario dell’attentato a Wojtyła, due mesi dopo l’elezione. Dopo Benedetto XV, il Papa dell’“inutile strage” della Prima guerra mondiale, durante il cui pontificato si svolsero le apparizioni della Madonna di Fatima ai tre pastorelli; dopo Pio XII, il Papa della Seconda guerra mondiale, consacrato vescovo nel giorno della prima apparizione; e dopo Giovanni Paolo II, il Papa della Guerra fredda, quasi ucciso dall’attentatore a Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, Francesco ha parlato più volte di quella in corso come “la terza guerra mondiale a pezzi”. Fu un altro 13 maggio, quello del 1992, il giorno in cui il nunzio apostolico in Argentina, l’arcivescovo Ubaldo Calabresi, comunicò a padre Bergoglio che era stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo ausiliare di Buenos Aires, cambiando per sempre il corso della sua vita.(…)
La difesa della democrazia
Nei testi del Concilio Vaticano II è stato sancito il primato per la democrazia, l'abbandono dell'idea dell'equidistanza tra le forme di Stato. Papa Francesco ha tenuto al riguardo un memorabile discorso ad Atene (4 dicembre 2021). Ha sottolineato di essere stato “pellegrino” in Grecia dove sovrabbondano spiritualità, cultura e civiltà per attingere alla stessa felicità che entusiasmò il grande padre della Chiesa San Gregorio di Nazianzo: “Era la gioia di coltivare la sapienza e di condividerne la bellezza, una felicità non individuale e isolata, ma che nasce dallo stupore, tende all’infinito e si apre alla comunità”. “La Grecia – ha aggiunto il Papa – invita l’uomo di ogni tempo a orientare il viaggio della vita verso l’Alto. Verso Dio, perchè abbiamo bisogno della trascendenza per essere veramente umani”. E così continuava : “Mentre nell’Occidente che da qui è sorto si tende a offuscare il bisogno di Cielo, intrappolati nella frenesia di mille corse terrene, dall’avidità insaziabile di un consumismo spersonalizzante, ad Atene l’uomo – citando Aristotele – ha preso coscienza di “essere un animale politico”. Tanto che lì è nata la democrazia . Il famoso discorso di Pericle agli ateniesi del 431 avanti Cristo ( nonostante sia stato strumentalizzato in una deriva populista in Italia) è ancor oggi il più classico esempio di ciò che significa una democrazia ( e per contrasto ciò che è una dittatura che oggi prende le forme di mostruose autocrazie) : giustizia uguale, eccellenza, rispetto delle leggi e “non dimenticare mai che dobbiamo difendere coloro che ricevono offesa”. E ancora : “Che ci è stato insegnato a rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nel sentire universale di ciò che è giusto e di ciò che è di buon senso”… ed è “per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero” . Ecco l’Europa: caccia i rifugiati perché non ha più “fiducia in se stessa e la prontezza per fronteggiare qualsiasi situazione”, sono sempre le parole di Pericle.
“La Strada”: “riprendere il mare”
La cosa impressionante è che Francesco ha indicato al mondo e all’Europa, una strada e non dei concetti. La Strada di Fellini è stato il suo film preferito. E’ sulla Strada che c’è il senso dell’opportunità. Francesco ha invitato tutti a fare come Ulisse, antico migrante anche se era un re ricco e famoso: a mettersi in mare, un mare agitato, rischioso, fonte di conoscenza e di dolore, ma che alla fine lo riporta in patria. La potenza dell’immagine dell’eroe greco per eccellenza è stata messa da Francesco al servizio della rotta da intraprendere oggi. Siamo tutti migranti ed è per questo che i rifugiati di Lesbo e gli uomini oltre il filo spinato, i morti e i sopravvissuti di Cutro o i disperati che attraversano il Rio Grande, il confine USA con il Messico, sono nostri fratelli, “fratelli tutti”.
Ma per tutti - ci ha insegnato Francesco - non c’è altra alternativa che prendere il mare. Non solo per chi fugge dalla guerra e dalla fame. Ma per tutti.
Vuol dire infatti abbandonare un modo di pensare, vuol dire uscire dalla scatola, out of the box, per disinnescare la guerra e saziare la fame. Francesco,a Dio.
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