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Diddi: “L’AIF doveva denunciare l’estorsione di Torzi e non lo fece “.

Il documento: perché li IOR negò il prestito alka Segreteria di Stato.


di Maria Antonietta Calabrò




Più esplicito di così. Nelle chat di Gianluigi Torzi il Promotore di Giustizia vaticano ha trovato quella che ritiene sia la  “la prova della canna fumante”.  Il broker vuole incassare un bel po’ di milioni per restituire quello che non era affatto suo, cioè il controllo del Palazzo di Londra che la Segreteria di Stato aveva pensato in realtà di aver già comprato del tutto, dopo aver pagato nell’autunno del 2018 gli ultimi 40 milioni di euro al finanziere di Pomezia , Raffaele Mincione (con un’ esborso totale di 286 milioni di euro).

Torzi  era visto Oltretevere come l’uomo che avrebbe li avrebbe liberati  dal giogo di Mincione, gestendo la proprietà ex Harrods nel cuore di Londra a pochi isolati - per uno scherzo del destino -  dal Chelsea Cloister, il residenceche fu l’ultima residenza terrena del Presidente dell’Ambrosiano, Roberto Calvi.

Invece -  Diddi ha ricostruito venerdì 21 luglio 2023  - Torzi si impossessò del controllo del Palazzo con mille azioni con diritto di voto che vanificavano quelle di proprietà del Vaticano .  Per darle indietro  Torzi comincia a avanzare richieste di svariati milioni di euro che a un certo punto arrivano a 24 milioni, poi a 20, attestandosi infine  a 10 + 5 milioni.

Denaro “estorto  “ del tutto illegittimamente secondo l’accusa.

Ma il punto vero dell’udienza di giovedì scorso è stata la copertura dell’AIF per mascherare i pagamenti a Torzi (per cui sono sotto processo l’ex direttore generale Tommaso Di Ruzza e l’ex presidente René Brulhart ).

“ I 20 milioni di sterline vengono edulcorati come capitalizzazione della nuova società SA60. C’è un doppio livello di comunicazione, ha affermato Diddi, quello ufficiale e quello sottostante. Sono stati sequestrati presso la sede dell’AIF documenti che dimostrano che Di Ruzza e Brulhart  avevano tutti gli elementi  (tra cui contratti NON in originale, contratti NON firmati ) che nel marzo del 2019 si stava consumando l’estorsione… avevano consapevolezza di quanto poi emerso “ . I due imputati non hanno fatto, secondo Diddi, quello che sarebbe stato loro dovere: “trasmettere una segnalazione alla magistratura vaticana in base all’articolo 40 comma 1 e comma 2 della legge antiriciclaggio 18 del 2013 , in questo modo l’ufficio del Promotore di giustizia avrebbe potuto porre sotto sequestro, un’ ingente somma di danaro, 15 milioni di euro,  e sequestrare anche il palazzo  di Londra mettendolo così al riparo dalle minacce di vendita di Torzi  visto che il broker  sventolava brochure già predisposte per metterlo sul mercato.

Come è potuto avvenire tutto ciò? In sintesi:  il pagamento venne spiegato (o camuffato?) come il prezzo di un intermediazione immobiliare  o comunque il risarcimento per la mancata gestione dell’immobile a parte di Torzi (lo stesso Papa Francesco a fine dicembre 2018  quando  lo ricevette a Santa Marta disse di pagargli  “il giusto “). Alcuni  personaggi  interni ed esterni  avevano i propri interessi con Torzi ( chi voleva farsi pagare per agevolarlo, chi voleva entrare in affari con lui sulla cartolarizzazione dei crediti sanitari) mentre “i vertici dell’AIF vennero meno alla prescrizione dello Statuto dell’Autorità che avrebbe dovuto svolgere la sua attività in piena autonomia ed indipendenza” e non diventare una stampella della Segreteria di Stato occultando alle altre FIU (intelligence unit antiriciclaggio del mondo) la realtà di quello che stava accadendo.

Monsignor  Mauro Carlino, in quel momento segretario del sostituto Sds Pena Parra e prima ancora di Angelo Becciu in quello stesso ruolo “ha rispetto e riguardo per Torzi”, ha detto Diddi.

Il prestito  di 150 milioni richiesto  allo IOR

Nella primavera del 2019 l’AIF non ha denunciato , ma a luglio di quello stesso anno ha denunciato lo IOR, per un’altra vicenda e cioè la richiesta della Segreteria di Stato di ottenere dalla cosiddetta banca vaticana un ingente prestito (150 milioni) per estinguere un mutuo estremamente oneroso acceso sul Palazzo di Sloane Ave da Mincione . In realtà per evitare di incorrere nella violazione della Costituzione Pastor Bonus, legge fondamentale all’epoca della Curia romana, la richiesta fu presentata per non meglio precisati motivi istituzionali, indicati come “finalità sovrane” . Su sollecitazione dello IOR, il sostituto Pena Parra fornì il 19 giugno una serie di chiarimenti e in particolare le società coinvolte e il fatto che si trattava del famoso immobile.

Una lettera  di richiesta venne predisposta da Tommaso di Ruzza, direttore generale dell’AIF, nonostante lo IOR sia l’unico ente vigilato e tutelato da AIF. L’istruttoria ha dimostrato l’estraneità di Brulhart alla “preparazione “ della lettera.

Dopo una serie di approfondimenti lo IOR negò la concessione del prestito. Fondamentali furono gli accertamenti dell’ufficio compliance (antiriciclaggio), il cui Report di 6 pagine è stato depositato davanti al Promotore di giustizia, insieme alla denuncia, come allegato VIII .Ecco la parte conclusiva dell’importante documento:


“La Segreteria di Stato, nella persona del Sostituto, S.E. Mons. E. Pena, ha sottoposto a questo lstituto I' esigenza di dlsporre di liquidita per€ 150 mllioni per finallta sovrane, indlrizzando una lettera al Presldente def Consiglio di Sovrintendenza Jean Baptiste de Franssu.

In considerazione dell'ingente importo e considerato che l'lstituto non è autorizzato a concedere prestiti se non nella forma di anticipazloni garantite da titoli o altre forme di llquidita dlfferita (es. llquidazione), indipendentemente dalla natura del cliente, l'lstituto ha richiesto ii parere dell'AIF sotto diversi profili.

In particolare, l'lstituto ha richiesto chlarimenti dal punto di vista regolamentare e prudenziale, evidenziando anche possibili riflessi dal punto di vista dell'anti-riciclaggio e del rischio di reputazione concernenti l'utillzzo delle somme eventualmente messe a disposizione, data la genericità della richiesta ricevuta. Nella corrispondenza con l'AIF, quest'ultima non ha evidenziato motivi ostativi, evidenziando comunque la necessità di ottemperare agli obblighi regolamentari in materia di anti-riciclaggio e di capita le regolamentare, nonché di fornire I dettagli dei termini dell'operazione.

Dando seguito a tale corrispondenza, ii Direttore deli'lstituto ha pertanto comunicato informalmente alla Segreteria di Stato la necessità di ottenere dati e documenti utili ad adempiere agli obblighi regolamentari in materia di adeguata verifica, date le circostanze.  (…)

Conclusloni

Si ritiene che la titolarità dell'immobile ed il mutuo siano effettivamente riconducibili alla Segreteria di Stato (da comprovare con documentazione relativa all'atto costitutivo), il che glustificherebbe la richiesta della Segreteria di Stato di ottenere la liquidità dall'lstituto per rirnborsare ii mutuo (piu oneroso).

La gratuità del trasferimento azionario da Gutt SA alla London GOSA (se confermata) presenta criticità dal punto di vista AML, dal momenta che dai documenti a disposizione la transazione, se doveva essere ricondotta nell'alveo delle operazioni di cornpravendita, avrebbe dovuto comportare la corresponsione di corrispettivo da parte dell'acquirente. Ciò porterebbe ad ipotizzare che possa trattarsi di un negozio di reintestazione di una partecipazione la cui titolarità effettiva era originariarnente riconducibile alla Segreteria di Stato. Le motivazioni che avrebbero indotto gli autori a seguire dette modalità e finalità, tuttavia, non sarebbero chiare sulla base delle informazioni sin qui raccolte.

Sotto altro profilo, merita approfondirnento la capacità della Segreteria di Stato di essere titolare di beni e di condurre operazioni finanziarie di carattere speculativo “ (fine del documento)

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