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DIECI ANNI ANNI FA, NON LO HANNO VISTO ARRIVARE.

Francesco il Papa di Nomadland ,delle periferie del mondo e di tutti noi. Ma anche dei passi di non ritorno e delle grandi riforme. Il Vaticano non sarà più lo stesso. Ha detto: “Mi dispiace se qualcuno non se n’è accorto di come sarebbe finito tutto ciò.”


di Maria Antonietta Calabrò





L’identikit del “prossimo Papa” che sarebbe stato lui stesso, l’allora cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, lo tratteggiò proprio l’ultimo giorno delle Congregazioni generali dei cardinali che precedettero il Conclave che lo ha eletto, scegliendo per sé il nome Francesco. Era il 9 marzo del 2013 . “Pensando al prossimo Papa”, aveva annotato nel quarto ed ultimo paragrafo del breve foglio di appunti preparato per il suo intervento. E poi aveva aggiunto, chiedendosi: “Chi? :Un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive ‘della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare’ ”. “La Chiesa - si legge ancora in quel foglietto - è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria”.Passati dieci anni , questo identikit costituisce il bilancio più profondo di quello che è Francesco. Il nocciolo permanente della sua eredità.“Il mio programma di governo - ha dichiarato in un libro-intervista con i giornalisti argentini Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti “El Pastor” pubblicato il 1 marzo 2023 - , è eseguire ciò che i cardinali hanno espresso nelle congregazioni precedenti al Conclave”. I due giornalisti hanno allora commentato, snocciolando i punti : “Rivitalizzare l'annuncio del Vangelo, diminuire il centralismo vaticano, sradicare la pedofilia ...”Ma poi lo stesso Francesco ha voluto aggiungere direttamente un altro obbiettivo, prendendo la parola : “E combattere la corruzione economica ... Mi dispiace se qualcuno non se nè accorto di come sarebbe finito tutto ciò.”

Il fatto di essere sottovalutati è un grande vantaggio, perché spesso non ti vedono arrivare.

E’ successo a Bergoglio, quello che di recente è accaduto ad alcune donne (capo di governo, di Stato, presidenti di alte Corti, leader di partito) che hanno infine rotto il vetro di cristallo. Francesco è giunto da quasi la fine del mondo, un gesuita che aveva avuto grandi problemi nel suo stesso ordine, ed era già avanti con l’età. Ricordo la delusione di molti quella sera, a vederlo spuntare alla Loggia delle Benedizioni. “È questo qui che deve sostituire il fragile Ratzinger?”No, dieci anni fa, non lo avevamo visto arrivare. Non nel senso che non sarebbe stato lui il nuovo Papa (tra i pronostici azzeccati anche quel nome, Francesco, il santo poverello, quello chiamato dal Crocefisso a riparare la sua Chiesa) ma che avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto.Bergoglio era veramente un “underdog”, un atleta sfavorito ai blocchi di partenza, anche se era stato eletto Papa, e che non avrebbe mai potuto vincere nessuna scommessa. E’ stato un candidato di compromesso, votato sia dalla Curia che dai cardinali americani, in aggiunta al blocco italiano e al blocco diplomatico. E “troppo “ vecchio. Lui stesso aveva predetto che il suo Pontificato sarebbe durato quattro o cinque anni al massimo. E invece Francesco , nella sua vecchiaia, come Abramo, ha mostrato una forza capace di spostare le montagne e di restaurare alla Sfinge (come ha definito la Curia romana) o meglio capovolgerla letteralmente sotto sopra, con la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium . Un lavoro lento, ma il Vaticano non sarà più lo stesso.L’insistere sulle periferie, sulla Misericordia, sulla gioia, ne ha fatto “il Papa del popolo” e non solo del popolo di Dio. E anche questo rimarrà, anche se dopo l’Osanna della Domenica delle Palme è arrivato in più di un’occasione il Crucifige del Venerdì Santo, spesso orchestrato da scribi e farisei.

Il Papa di Nomadland

In realtà, per essere più precisi, Francesco è - rubiamo la definizione dal libro-inchiesta da cui è stato tratto il film vincitore dell’Oscar dell’anno della pandemia - il Papa di “Nomadland”, della terra dei nomadi . “La Strada” di Federico Fellini, è il film preferito di Papa Francesco. Oltre al cibo e a una casa , gli esseri umani hanno bisogno di una speranza. E c’è una speranza sulla strada. Un senso di opportunità. Una profonda convinzione che qualcosa di migliore accadrà. E lì, alla nella prossima città, nel prossimo incontro con uno straniero.Perché è la Speranza, la più piccola delle tre sorelle, delle tre virtù cardinali, quella che secondo Charles Peguy (ne “Il mistero il Portico del mistero della Seconda virtù” )porta per mano le altre due , la Fede e la Carità. Perchè non si può non avere avere Fede (“Risplendo talmente nel mio Creato”, dice Dio) e Carità (“ La carità, dice Dio, non mi sorprende…Queste povere creature son così infelici che, a meno di aver un cuore di pietra, come potrebbero non aver carità le une per le altre.) , ma per avere Speranza, per ricominciare ogni giorno, bisogna avere molto ricevuto, “questo davvero mi sorprende …Dev'esser perché la mia grazia possiede davvero una forza incredibile”. “Speranza” è una delle parole più usate da Papa Francesco.E poi “misericordia” .

Speranza e Misericordia

Il più grandioso gesto di misericordia per tutta l’umanità, ha reso la figura di Francesco indimenticabile, tre anni fa , il 27 marzo del 2020, nel momento più crudele della pandemia, quando sui lastroni bagnati sotto  il cielo plumbeo, e  freddo,  il  Papa,  il Pescatore ( si chiama appunto anello del Pescatore, quello che il Papa  indossa appena eletto  e che viene distrutto alla sua morte) apparve solo.Quel pomeriggio c’era un contrasto  totale tra il bianco dei paramenti e il grigio delle pietre bagnate e scivolose del sagrato e delle colonne della Basilica. Non c’erano fedeli , intorno, non c’erano pellegrini. Non c’erano colori, non c’erano fiori.  Ma comunque è stata una Pasqua. Un “passaggio” è stato consumato: dalla morte ( fisica e spirituale) inflitta dalla pandemia a una speranza di vita, racchiusa  nella gloria dell’oro dell’ostensorio e dell’oro del panno che copre il corpo di Cristo sulla Croce, bagnato dal sangue delle ferite e dai rigagnoli di pioggia che cadono fino a terra. Lì accanto l’icona antichissima della Madonna “Salus populi romani” ,la Madonna prediletta da Francesco, compagnia di andata e ritorno di ogni suo viaggio.Mai nella storia, la benedizione Urbi te Orbi (alla città di Roma e al mondo)  con il santissimo Sacramento è stata accompagnata da un’indulgenza così plenaria e  così straordinaria. Un’ indulgenza per credenti e non credenti che, perché fosse efficace, bastava averla desiderata.  Per il resto, ad avere fede è bastato  lui, Francesco.  E’ stato lui , ad averci  accompagnato tutti  nella preghiera  davanti all’altare - come ha detto - “con la fede rocciosa di Pietro”, il Pescatore .Affermò: “Noi che ci sentivamo “forti e capaci di tutto”, che “non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami”, “ abbiamo proseguito imperterriti”. Ingannati dai nostri stessi “trucchi”. Presi “dall’affanno di onnipotenza e di possesso”, abbiamo tagliato le nostre radici, abbiamo scartato quegli ultimi da cui adesso dipende la nostra vita, le persone più semplici e generose che si prodigano per aiutare, assistere, curare: dai medici alle badanti, ai trasportatori” .

Stop and go.

La realtà per Papa Francesco si osserva meglio dal fondo piuttosto che dai primi posti, si vede meglio dalle periferie che dal centro. Ha scelto di vivere non nel Palazzo ma a Casa Santa Marta, ha aperto ad omosessuali e divorziati risposati, ha messo gli ultimi al primo posto, ha usato la sua voce in favore degli “scartati”, i fuori-norma: i bambini non nati perché non voluti, le donne sottopagate e la cui maternità è sempre un problema per il lavoro. Le vittime di ogni tipo di abuso: di potere, di coscienza, sessuale. Contro la pedofilia ha subìto il rallentamento della destra curiale (con le clamorose proteste delle vittime che erano entrate nella pontificia Commissione ) fino a quando ha deciso nel 2017 di cambiare il vertice della Congregazione per la Dottrina della Fede e nella nuova Costituzione sulla Curia (promulgata nel 2022) ha incastonato la Commissione contro gli abusi sui minori presieduta dal cardinale di Boston( la diocesi resa tristemente famosa all’inizio degli anni Duemila dal film Spotlight) Sean O’ Malley proprio dentro l’ex Sant’Uffizio. Come era rimasto imbrigliato e anche disorientato dal muro di specchi che gli ha imposto negli anni uno “stop and go “ nelle riforme economiche. Riforme economiche , decine e decine, con nuovi Motu proprio, Statuti, creazione di nuovi organismi, adesso sono complete.Sempre a Rubin ed Ambrogetti : “Non si può negare che alcuni ecclesiastici e tanti, direi, falsi 'amici' laici della Chiesa abbiano contribuito ad appropriarsi indebitamente del patrimonio mobile e immobile, non del Vaticano, ma dei fedeli". Riferendosi poi alla vicenda dell’immobile di Londra, sottolinea che proprio in Vaticano si è rilevato “l’acquisto sospetto”. “Io mi sono rallegrato – dice il Papa - perché significa che oggi l'amministrazione vaticana ha le risorse per fare chiarezza sulle cose brutte che accadono all'interno”. In dieci anni di pontificato ha effettuato 40 viaggi internazionali. Ha scelto di affidare la meditazione della Via Crucis ad alcuni detenuti, e per svolgere il rito della lavanda dei piedi il Giovedì santo ha lasciato gli ori della Basilica di San Pietro e si è recato lui stesso in carcere. Per la prima volta ha lavato i piedi ad alcune donne. E con un gesto sorprendente è andato a celebrare la Messa in Coena Domini a casa del cardinale Angelo Becciu, sotto inchiesta.Ha indetto 8 concistori, creando 121 cardinali: il prossimo Conclave sarà quasi tutto 'bergogliano", si lamentano i nemici. Creatore anche di neologismi, Francesco ha obbligato la lingua italiana a torcersi per seguire il suo pensiero, come testimonia l’Enciclopedia Treccani. Celebre il conio della parola “mafiarsi” per descrivere il soggiacere alla mafia. O che la corruzione “spuzza”.Ha descritto quella in corso come la “terza guerra mondiale a pezzi" cioè che viene guerreggiata in molte parti del mondo. La prima “trasferta” di Papa Francesco, il primo viaggio fuori del Vaticano è stato nell’isola di Lampedusa per piangere i migranti morti e sostenere i vivi compresi gli italiani che li aiutano. Papa Francesco torna dai migranti ammassati nell’isola di Lesbo nel dicembre 2021, dopo esserci stato già nel 2016. E’ stato tra i Rohingya, in Myanmar , tra i profughi da tutto il Medio Oriente in Giordania, e tra i milioni di sfollati in Congo e Sud Sudan.A Lesbo, a pochi mesi dall’operazione al colon, nel dicembre 2021, ha spiegato che il dramma dell’immigrazione è legato ai nazionalismi che chiudono alla solidarietà, ha detto parole dure contro tutti i costruttori di muri. Un discorso politico potente, vigoroso. Un discorso che va coniugato con quello svolto ad Atene, negli stessi giorni, quando il Papa ha voluto passare con la sua auto per ammirare il Partenone, e  con quanta emozione ha detto che il Vangelo è stato scritto in greco e che greca è la stessa definizione della seconda persona trinitaria, quel Gesù di Nazaret che è  il Logos  che era all’inizio dei tempi, il Logos  che è presso Dio.Forse anche per questo Francesco ha voluto restituire nel marzo 2023 in una cornice di vicinanza ecumenica ai cristiani ortodossi, alcuni frammenti del Partenone conservati nei Musei vaticani : non una restituzione da stato a stato, ma tra cristiani.

Il discorso di Atene

Nel discorso di Atene il Papa ha sottolineato che lui è andato “pellegrino” in Grecia dove sovrabbondano spiritualità, cultura e civiltà per attingere alla stessa felicità che entusiasmò il grande padre della Chiesa San Gregorio di Nazianzo: “Era la gioia di coltivare la sapienza e di condividerne la bellezza, una felicità non individuale e isolata, ma che nasce dallo stupore, tende all’infinito e si apre alla comunità”.  “La Grecia – ha aggiunto il Papa – invita l’uomo di ogni tempo a orientare il viaggio della vita verso l’Alto. Verso Dio, perchè abbiamo bisogno della trascendenza per essere veramente umani”. E così continuava : “Mentre nell’Occidente che da qui è sorto si tende a offuscare il bisogno di Cielo, intrappolati nella frenesia  di mille corse terrene dall’avidità insaziabile di un consumismo spersonalizzante, ad Atene l’uomo – citando Aristotele – ha  preso coscienza di “essere un animale politico”. Tanto che lì è nata la democrazia .  Il famoso discorso di Pericle agli ateniesi del 431 avanti Cristo ( nonostante sia stato strumentalizzato in una deriva populista in Italia) è ancor oggi il più classico esempio di ciò che significa una democrazia ( e per contrasto ciò che è una dittatura che oggi prende le forme di mostruose autocrazie ) : giustizia uguale, eccellenza, rispetto delle leggi e “non dimenticare mai che dobbiamo difendere coloro che ricevono offesa”. E ancora : “Che ci è stato insegnato a rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nel sentire universale di ciò che è giusto e di ciò che è di buon senso”… ed è “per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero” . Ecco l’Europa caccia i rifugiati perché non ha più “fiducia in se stessa e la prontezza per fronteggiare qualsiasi situazione”,  sono sempre le parole di Pericle.

"Faccio politica."

E proprio nell’ultimo libro-intervista , El Pastor, sono interessanti i passaggi in cui Francesco risponde a chi anche all’interno della Chiesa lo accusa da anni di voler fare più politica che testimonianza del Vangelo: «Sì, faccio politica. Perché tutti devono fare politica. Il popolo cristiano deve fare politica perché quando leggiamo ciò che disse Gesù, vediamo che era coinvolto nella politica. E cos’è la politica? Uno stile di vita per la polis, per la città. Quello che non faccio io, né dovrebbe fare la Chiesa, è la politica dei partiti. Ma il Vangelo ha una dimensione politica, che è quella di convertire la mentalità sociale, oltre che religiosa, delle persone».

Riprendere il mare 

La cosa impressionante è che Francesco indica al mondo e all’Europa, una strada e non dei concetti.  Francesco invita tutti a fare come Ulisse, antico migrante anche se era un re ricco e famoso: a mettersi in mare, un mare agitato, rischioso, fonte di conoscenza e di dolore,  ma che alla fine lo riporta in patria. La potenza dell’immagine dell’eroe greco per eccellenza viene  messa al servizio della rotta da intraprendere oggi.  Non c’è  nessuna alternativa a prendere il mare. Non solo per chi fugge dalla guerra e dalla fame. Vuol dire anche abbandonare un modo di pensare, vuol dire uscire dalla scatola, out of the box, per disinnescare la guerra e saziare la fame.Siamo tutti migranti ed è per questo che i rifugiati di Lesbo e gli altri oltre il filo spinato, i morti e i sopravvissuti di Cutro sono nostri fratelli, “fratelli tutti”, come si intitola l’Enciclica di Francesco



Articolo pubblicato su Huffpost.it





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