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IL PROCESSO E LA SENTENZA DEL SECOLO.

Al più tardi sabato 16 dicembre 2023  il Tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone dopo 85 udienze e quasi due anni e mezzo di processo emetterà la sentenza nei confronti di dieci imputati ( a cominciare dal cardinale Angelo Becciu, ex numero 3  della Santa Sede e al finanziere Raffaele Mincione e al broker Gianluigi Torzi) accusati di gravi reati ( dal peculato alla truffa al riciclaggio)  in relazione alla compravendita del famoso palazzo di Sloane  Avenue a Londra per aver in sostanza “saccheggiato” i fondi della Segreteria di Stato.  L'11 e il 12 dicembre le conclusioni finali di accusa, parti civili e difesa.
La differenza con l’altro processo  in materia finanziaria celebrato negli ultimi anni in Vaticano, quello contro l’ex presidente dello IOR Angelo Caloja (condannato a 8 anni  e 11 mesi di carcere ) per peculato sulla svendita degli immobili della cosiddetta banca vaticana (avvenuta all’inizio degli anni 2000) , quello contro Becciu è un vero e proprio stress test nei confronti del Pontificato di Papa Francesco . Il Papa infatti aveva avuto al momento dell’elezione il “mandato” dei cardinali di fare pulizia nelle finanze vaticane.  
Tutta  la vicenda dell’acquisto del palazzo di Londra , è iniziata con la predisposizione di  veicoli finanziari  utili a mettere al riparo dai controlli interni  il “tesoro” della Segreteria di Stato a cavallo del  passaggio tra Ratzinger e Bergoglio e si è dispiegata per tutto il papato di Francesco, con l’ultimo atto nel 2022 che ha visto la vendita del palazzo  a soli 186 milioni di sterline dopo che era stato acquisito per oltre 300 milioni. Un importante uomo d’affari della City ha dichiarato al Financial Times che rappresenta un mistero il fatto che si possano perdere soldi con un palazzo nel cuore di Londra.Sui conti dei principali imputati in particolare in Svizzera sono stati cautelativamente sequestrati oltre 100 milioni di euro.  Rogatorie internazionali nei 3 anni di istruttoria, partita dalla denuncia dello IOR e del Revisore generale, sono state compiute  in tutto il mondo dall’ UK a Dubai. Oltre che naturalmente in Italia. Per i quattro principali imputati (Becciu, Mincione,  Crasso e Tirabassi ) la parte civile dell’Amministrazione  del patrimonio della Sede Apostolica  (APSA) ha chiesto un risarcimento danni in solido di 216 milioni di euro. Il fatto che si tratti di uno stress test per Francesco (di cui Becciu è stato per cinque anni il braccio destro) è rafforzato dalla circostanza che è attesa prima di Natale un’altra sentenza (questa volta civile)  per un risarcimento danni di oltre 9 milioni intentata contro la Segreteria di Stato per le azioni dell’allora sostituto Becciu nei confronti del primo Revisore dei conti vaticani, Libero Milone e del suo vice (morto di recente per un tumore )  Ferruccio Panicco . I due sarebbero estromessi (secondo il loro ricorso  ) per avere voluto mettere il naso nei conti della Terza Loggia (così viene definita la Segreteria di Stato)  ed in particolare in quell’affare di Londra. 
Definito forse con troppa enfasi “  il processo del secolo”,  la sentenza del Tribunale deve dare risposte anche ai timori e ai rilievi dei valutatori del Comitato Moneyval del Consiglio di Europa (che hanno accompagnato i progressi del Vaticano in materia finanziaria  dal 2012 e l’entrata in quella che impropriamente si chiama ‘white list’). Ebbene nel 2021 avevano messo in guardia dal rischio che costituivano per la Santa Sede e il Vaticano “gli insiders”, gli interni.
Nello svolgimento del dibattimento sono emerse anche delle circostanze a favore degli imputati.Il cardinale Angelo Becciu è l’unico per cui il Promotore di giustizia, Alessandro Diddi,  ha chiesto il massimo della pena edittale (mentre il contrario è avvenuto per gli altri imputati, per alcuni dei quali sono stati riconosciuti anche le diminuenti per aver collaborato con gli investigatori). Questa richiesta  potrebbe essere rivista nella sentenza .Per Becciu inoltre c’è la questione dei 575 mila euro confluiti nella seconda parte del 2018 sui conti della sedicente esperta di intelligence Cecilia Marogna. Il legale della donna, Fiorino Ruggio ha detto : “il promotore Diddi scrive esplicitamente che la Marogna era la mantenuta del cardinale’, dov'è il peculato?” Quei bonifici non li ha autorizzati Becciu ma il suo successore e non ce l’ha prova , secondo la stessa APSA (avvocato Flick ) che il cardinale avesse avuto la consapevolezza fin dall’inizio che la donna li avesse utilizzati in parte per acquisti personali.Nell’arringa difensiva in favore del finanziere Raffaele Mincione, l’avvocato Giandomenico Caiazza  ha ribadito più volte che nei contratti per l’acquisto di quote del suo fondo (che controllava il palazzo di Londra )  era scritto a chiare lettere che si trattava di un investimento molto rischioso in cui non solo non si garantivano utili, ma addirittura era segnalata la possibilità di perdere anche tutto l’investimento. E che in ogni caso l’allora sostituto Becciu aveva già firmato nell’estate del 2011 (appena arrivato in Segreteria di Stato , prima di conoscere Mincione) due dichiarazioni in favore di Credit Suisse in cui qualificava la Segreteria di Stato come investitore professionale che poteva perciò operare su investimenti ad alto rischio ( riproduciamo i due documenti ) . Per gli avvocati Cataldo Intrieri e Massimo Bassi, è provato che l’ex dipendente della Sds , Fabrizio Tirabassi (per cui l’accusa ha chiesto 13 anni e 3 mesi di carcere, cioè la pena più alta ) aveva un ruolo secondario e chi decideva  tutto era  monsignor Alberto Perlasca , capo dell’ufficio amministrativo nei cui confronti è stato emesso un decreto di archiviazione delle accuse, dopo che a fine agosto 2020 ha iniziato a collaborare con il Promotore di Giustizia, inviando  anche un Memoriale anche al Papa Tirabassi ad esempio era contrario all’operazione Carige per utilizzare  nell’estate 2018 il fondo per la scalata di Mincione alla banca genovese. La difesa di Tirabassi e di Mincione ,Crasso e Becciu hanno ricordato che tutte le difese non hanno potuto leggere i 126 messaggi whatsapp intercorsi tra l’amica di Perlasca, Genoveffa Ciferri e Francesca Chaouqui, in cui si sospetta un condizionamento della testimonianza di Perlasca .L’avvocato Carlo Panella per Enrico Crasso  (per trent’anni gestore delle finanze della Segreteria di stato )  ha respinto le accuse di peculato perchè a Crasso , a suo avviso, non si può attribuire la qualifica di pubblico ufficiale essendo stato solo un consulente esterno.Per quanto riguarda il coinvolgimento dell’allora vertice dell’AIF ( la intelligence unit vaticana) nella vicenda della “liquidazione” di 15 milioni al broker Torzi (intervenuto nella fase finale dell’acquisizione del palazzo) la difesa dello svizzero Rene Bruelhart ha affermato che il suo intervento era stato richiesto personalmente da Papa (“dia una mano alla Segreteria di Stato” )e all’epoca l’allora Presidente non aveva alcun potere di firma. E la legge sul conflitto d’interessi ( lo svizzero era insieme capo dell’Aif che vigilava su IOR e consulente della Segreteria di Stato ) non era stata ancora emanata. 



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