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Una riforma spirituale e strutturale. Intervista.

Quali sono le radici della riforma della Curia promulgata da Papa Francesco con la Costituzione “Praedicate Evagelium”?

Mia intervista a Pierluigi Mele di Rainews24 .


Hai scritto che la nuova struttura della curia di Papa Francesco ricalca quella della Compagnia di Gesù. Un paragone interessante, puoi spiegarcelo? La Curia è chiamata ad essere una struttura di servizio del Papa. Qualcuno potrebbe obiettare che era già così finora. In realtà la Curia era sempre più diventata, nonostante i correttivi postconciliari di Paolo VI, con la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II, un organismo dotato di un fortissimo potere proprio. Soprattutto per quanto riguardava la Segreteria di Stato.

Nella Compagnia di Gesù tutti gli uffici sono al servizio del Preposito generale, allo stesso modo nella nuova Costituzione apostolica firmata il 19 marzo, (giorno anniversario dell'inizio del suo ministero petrino) , è scritto che “la Curia romana è in primo luogo uno strumento di servizio per il successore di Pietro per aiutarlo nella sua missione di «perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli». Tanto ciò è vero che l’architrave della Curia fin qui in vigore, la Segreteria di Stato, viene trasformata “ in segreteria papale”. Inoltre la Curia come è al servizio di Pietro, sarà anche al servizio dei successori degli Apostoli, i vescovi. Ma - è scritto nero su bianco - “non si colloca tra il Papa e i vescovi”. Non sarà una cinghia di trasmissione. Comunque, e nonostante i tentativi già in atto di ridimensionarne la portata ( era già stato tutto anticipato da singoli provvedimenti, si legge qua e là) in realtà non è così. Papa Francesco cita esplicitamente i momenti in cui nell’arco dei secoli si è sentito più urgente il bisogno di riforma della Curia a partire dall’ intervento di Sisto V. In tutto 4 volte, di cui tre nel secolo scorso, compresa quella del Papa polacco. Infine, Francesco nel testo, ricorda che la riforma della Curia fu “auspicata vivamente dalla maggioranza dei Cardinali nell’ambito delle Congregazioni generali prima del Conclave”. In effetti fu una, se non la prima, “regola di ingaggio“ della sua elezione. Le "radici" sono tutte nel Concilio Vaticano II, in particolare nella Lumen Gentium. È la costituzione che riguarda la natura della Chiesa. Una natura apostolica e missionaria. Il "motore" della riforma è questo? Si. Già Paolo VI intervenne dopo il Concilio, e la Lumen Gentium è la Costituzione dogmatica più citata nella nuova Costituzione, ben 7 volte. Ma vorrei aggiungere che il testo di “Praedicate Evangelium” è un intervento molto più profondo e radicale di quello che Paolo VI fece nel 1967 , su richiesta dei Padri Conciliari, perché tiene conto di quasi sessant’anni anni d’ esperienza, non tutti positivi. Un'altra svolta strategica, conforme alla ecclesiologia del Concilio, è l'apertura a laici e donne per gli incarichi di curia. Qualche osservatore si è detto scettico su questo. Quali saranno i criteri di scelta? I laici e tra loro le donne sono fedeli battezzati cui spettano compiti missionari, tra l’ altro, vivendo nel mondo, sono nella condizione di discernere i segni dei tempi. I criteri di scelta di tutti coloro che prestano servizio in Curia sono enunciati: si devono distinguere per vita spirituale, buona esperienza pastorale, sobrietà di vita e amore ai poveri, spirito di comunione e di servizio, competenza nelle materie loro affidate, capacità di discernimento dei segni dei tempi. Importantissima anche la turnazione nel servizio in Curia, il tempo standard è di cinque anni. Vediamo altre importanti novità. Per esempio c'è il forte ridimensionamento della Segreteria di Stato. Come spieghi questo? La Segreteria di Stato voluta da Giovanni Paolo II nel 1988 si era trasformata in una forte struttura di potere. D’ora in poi non sarà necessariamente guidata da un cardinale, è diventata un dicastero senza portafoglio , le è sottratta la scelta del personale che lavora in Curia. Un forte ridimensionamento, dopo i gravi problemi che sono emersi nell’ultimo decennio. Resta la gestione degli affari generali e delle relazioni diplomatiche. Anche la Congregazione per la Dottrina della fede non sarà più il primo dicastero. Anche questo non è una cosa di poco conto. È così?

Il primo Dicastero è quello dell’Evangelizzazione che è presieduto direttamente dal Papa, poi c’è la Dottrina della Fede e terzo il Dicastero della Carità, quella che finora con una scelta residuale era l’Elemosineria apostolica. Come a dire che la Carità non è questione di elemosine, ha un ben altro respiro. Il Dicastero dell’Evangelizzazione, che è un po’ il Dicastero della Speranza, quello della Fede, quello della Carità . Della lotta agli abusi chi se ne occupa? Viene data forza istituzionale alla Pontificia Commissione per gli abusi sui minori che viene incardinata dentro la Congregazione per la Dottrina della Fede. Il cardinale O’ Malley che la presiede ha espresso soddisfazione e gratitudine per questo. Anche sul fronte dei dicasteri economici non mancano novità,? Qual è la più importante? Che gli investimenti, per evitare altri casi come quello dell’acquisto del Palazzo di Londra, saranno decisi da un Comitato collegiale e che la banca che dovrà essere utilizzata dalla Curia e in particolare dall’ Apsa ( che detiene il patrimonio mobile e di immobili della Sede Apostolica) dovrà essere l’ Istituto per le Opere di religione, lo IOR , evitando banche estere che non sempre hanno fatto gli interessi vaticani. È iniziato così il decimo anno di pontificato. Si può dire con questa riforma Francesco orienta il futuro della Chiesa? Ci saranno altre rivoluzioni? Penso che questa rivoluzione sia sufficiente, al momento, adesso dovrà essere messa in pratica. Certamente la Riforma della Curia sarà uno dei lasciti importanti di Papa Francesco.

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